Tentata rapina. A processo ex dipendente

Massimo Colombi, 46 anni di Como, è a processo per tentata rapina e lesioni aggravate. L'imprenditore è stato aggredito da due uomini che cercavano di rapinarlo, ma ha reagito e lanciato la cassetta con l'incasso nel giardino. Durante la colluttazione, uno dei rapinatori è stato riconosciuto.

Tentata rapina. A processo ex dipendente

Tentata rapina. A processo ex dipendente

All’alba del 3 novembre 2018, il titolare della discoteca K-Klass di Tavernerio, arrivato sotto casa, era stato aggredito da 2 uomini che avevano cercato di rapinarlo. Aveva la cassetta con l’incasso della serata, circa 12mila euro. Ma il colpo non era andato secondo i piani: la vittima aveva reagito, e lanciato la cassetta di metallo all’interno del giardino, i rapinatori avevano esploso in aria un colpo di pistola, attirando l’attenzione dei genitori che si erano precipitati fuori, generando una colluttazione in cui il cappuccio che copriva il volto di uno dei rapinatori era stato strappato, rendendolo riconoscibile. Ora a processo, con l’accusa di tentata rapina e lesioni aggravate, è finito Massimo Colombi, 46 anni di Como, accusato in concorso con un complice rimasto ignoto. I due aggressori avevano atteso l’imprenditore vicino a casa, a Lurago Marinone, verso le 6, cercando di bloccarlo mentre scendeva dall’auto.

Ma non avevano atto i conti con le sue possibili reazioni, prima di tutto il lancio della cassetta verso il giardino, al di là della recinzione. Per intimorirlo avevano inoltre esploso in colpo di pistola in aria, utilizzando una scacciacani, come avevano poi accertato i rilievi. Ma quell’intimidazione, aveva svegliato il padre e la madre dell’imprenditore, che si erano precipitati in aiuto del figlio. Nel parapiglia, erano rimasti tutti e tre feriti, con contusioni in varie parti del corpo che si erano fatte refertare. Colombi, che era stato riconosciuto in quanto lavoratore occasionale della discoteca come addetto alle pulizie, ha però scelto il dibattimento, deciso a difendersi dall’accusa. Nelle indagini del carabinieri di Appiano Gentile, non è stato identificato il complice: sull’unico sospettato, non erano stati raccolti sufficienti elementi. Paola Pioppi