Franco Cederna, il notaio di Sondrio e gli alloggi-vacanza pagati "in nero": la condanna

Gli immobili venduti a Bormio con rogiti a prezzi inferiori rispetti a quelli realmente pagati al professionista. Le indagini della Guardia di Finanza

Guardia di Finanza

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La Corte d’Appello di Milano, a parziale riforma della sentenza di Sondrio, nel 2021 aveva assolto l’imputato Franco Cederna, notaio 65enne di Sondrio, da un reato, previa riqualificazione del fatto, ne aveva dichiarato prescritto un altro, e quindi aveva modificato la condanna di 1° grado, definita in un anno e un mese, a 8 mesi e ridotto ad analoga durata la pena accessoria. Processato dopo indagini di GdF e Forestale per reati tributari legati alla compravendita di diversi alloggi-vacanza per turisti a Bormio e Valdidentro. Emerse un’importante evasione, ad opera del professionista con due coimputati. Secondo i magistrati "nel pretendere dai clienti che parte dei pagamenti avvenisse in contanti per evitare la tracciabilita del denaro non fatturato; riscuotere, in alcuni casi, compensi su un conto in Svizzera". Accuse respinte dal notaio, che negava di avere avuto un ruolo di primo piano nell’azienda impegnata nelle compra-vendite immobiliari, la In.Col. Srl.

Ora siamo venuti a conoscenza che sulla vicenda è stata messa la parola fine con la sentenza della Cassazione che ha respinto il ricorso dei legali, confermando la condanna di 2° grado. "Nel confutare le considerazioni in appello - scrive la Suprema Corte - i giudici attribuiscono al Cederna il ruolo di amministratore di fatto della società essendosi ingerito nella sua gestione. In sostanza avrebbe diretto l’altrui attività delittuosa con un contributo ritenuto dalla Corte decisivo ai fini della stipulazione dei contratti di compravendita stipulati dalla società".

Il Tribunale rilevò "che svariati testi, clienti della In.Col. Srl, di appartamenti nella Residenza Girasoli a Valdidentro e la Residenza Pliniana a Bormio, avevano riferito come venisse indicato nel contratto di compravendita definitivo, oggetto di rogito, un prezzo inferiore a quello corrisposto (in nero per una parte) agli imputati". "Il notaio redigeva gli ‘atti pilota’, gli atti alla base dei contratti preliminari di compravendita.

I contratti definitivi, per un prezzo minore di quello versato, venivano stipulati di fronte a una notaia (non indagata: ndr), che il giudice riteneva eterodiretta dal Cederna, in quanto lavorava nel medesimo ufficio dell’imputato ed era, nei fatti, a lui sottoposta. Tale escamotage veniva adottato per superare l’incompatibilità tra la stipula del rogito e la carica di socio della In.Col. Sugli acquirenti venivano operate forti pressioni a stipulare innanzi alla collega nonostante avessero un notaio di fiducia. In alcune conversazioni intercettate Cederna scherzava sul fatto che gli onorari dovessero essere pagati a lui e non alla collega".