Lovero, lavoratori Meditalia: "Torniamo al lavoro ma pagateci lo stipendio"

L'azienda deve ancora riconoscere la busta paga di dicembre 2019, la tredicesima e quote di previdenza complementare

lovero presidio lavoratori meditalia

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Lovero (Sondrio), 29 gennaio 2020 - Sono disposti ad andare incontro all'azienda, interrompendo lo sciopero che prosegue da venerdì scorso, ma in cambio i lavoratori pretendono almeno il pagamento di una mensilità. «Ci sembra una richiesta più che legittima, che si tradurrebbe per la ditta in 60 -70 mila euro complessivi, da parte di persone che, tanto di cappello, hanno deciso di non voltare le spalle al loro datore di lavoro», dichiarano Valter Rossi della Filctem-cgil ed Emanuele Merazzi della Femca-cisl, a margine del presidio di ieri davanti ai cancelli della Meditalia S.r.l. di Lovero.

«Al momento, però, la risposta è negativa - aggiungono - Non c'è disponibilità in tal senso». Dall'incontro con la proprietà e la sindaca di Lovero che i sindacalisti hanno avuto dopo il presidio non è emerso nulla di nuovo: «non ci sono risorse per avviare una produzione che di fatto ci sarebbe e rimane l'incertezza dei lavoratori in merito a un'effettiva ripresa», spiegano. Al momento, per la trentina di dipendenti dell'azienda che opera da oltre 40 anni nella produzione e vendita di materie prime e prodotti finiti destinati all’uso medicale, in ballo ci sono il mancato riconoscimento non solo dello stipendio di dicembre 2019, ma anche della tredicesima, nonché di quote di previdenza complementare che, in alcuni casi, arrivano anche a 5 anni. Pesano poi le giacenze di importanti ordini che «è diventato pressoché impossibile evadere, a causa della carenza di materiale per la produzione e della comprensibile decisione di alcuni dipendenti di abbandonare l’azienda», aggiungono.

«La sindaca di Lovero si è resa disponibile a farsi portavoce delle istanze con il presidente della Provincia, per avviare un tavolo istituzionale. Aspettiamo qualche giorno, ma se la situazione non si dovesse sbloccare c'è il rischio che tutti i dipendenti se ne vadano. Tra ieri e oggi già due dei trenta sono migrati altrove». Del resto il distretto biomedicale, che va da Tirano a Sondalo e dà lavoro a circa 1000 persone qualificate, ha sempre dimostrato il suo valore. «Tutte le aziende (circa sei) che seguiamo lavorano, producono e creano ricchezza che poi distribuiscono. È un segmento in salute che va avanti, pur battagliando, come tutti gli altri, con una concorrenza globale agguerrita. Unica eccezione è rappresentata da Meditalia. Nel piano industriale che ha in testa la leadership dovrebbe esserci l'interessamento per una fusione con una grossa multinazionale biomedicale olandese, Igea Pharma, tenendo in considerazione però che nell'ultimo bilancio aziendale, a fronte di un fatturato interno di circa 5 milioni, registra purtroppo un forte indebitamento, con gravi ripercussioni sulla liquidità aziendale. Condizioni che potrebbero mettere a rischio il realizzarsi della fusione».