Valmalenco, in diretta l’agonia del ghiacciaio Fellaria-Pelù

Webcam posate a 3.500 metri di quota: in 150 anni ha perso il 54% della superficie

Il responsabile scientifico, Riccardo Scotti

Il responsabile scientifico, Riccardo Scotti

Sondrio -  È una storia emblematica quella del ghiacciaio Fellaria-Palù, la "piccola Antartide della Lombardia" che nell’ultimo secolo e mezzo ha perso il 54% della propria superficie formando, ai suoi piedi, un lago grande come trenta campi da calcio. Quello che sta succedendo al confine tra la Valmalenco, la Val Poschiavo, la Val Bregaglia e l’Alta Engadina è la dimostrazione di quando il riscaldamento globale rischia di distruggere l’ambiente montano.

A studiare il ghiacciaio nel suo lento declino è il Servizio Glaciologico Lombardo grazie a un progetto interreg finanziato da Italia e Svizzera, il "Bernina Terra Glacialis", raccontato in un bel documentario raccontato sul palco del Sondrio Festival dal responsabile scientifico, Riccardo Scotti. Il complesso glaciale Fellaria-Palü, situato in Valmalenco, sul territorio comunale di Lanzada, a dividere Italia e Svizzera, misura una superficie complessiva di 14 chilometri quadrati. E’ il secondo maggiore delle Alpi meridionali dopo l’Adamello ma con un bacino di accumulo più ampio e a una quota più elevata: sette chilometri quadrati fra 3500 e 3700 metri di altitudine, 400 metri in più, che lo mantengono innevato nonostante l’aumento delle temperature.

"Dopo un anno e mezzo di pandemia questo progetto di salvaguardia del ghiacciaio ci spinge a ripensare la proposta turistica della Valmalenco, più attenta alla tutela del patrimonio culturale e ambientale – ha spiegato il sindacato di Lanzada, Cristian Nana – L’obiettivo è di rendere la valle più attrattiva tutto l’anno ma anche competitiva sul mercato turistico e sostenibile dal punto di vista ambientale, partendo dalla sensibilizzazione dei residenti". Per fare luce su quanto sta avvenendo e per studiare da vicino il ghiacciaio come mai prima d’ora, a oltre 3500 metri di quota sono state installate le webcam più alte della Lombardia, che restituiscono immagini che utilizzate con la tecnica del time-lapse consentono di visualizzare il flusso del ghiacciaio. "Non è troppo tardi - ha concluso Riccardo Scotti che sta guidando le ricerche - i ghiacciai si possono ancora salvare, il loro futuro dipende da noi. Se invece continueremo così li perderemo tutti. Speriamo che questo lavoro possa servire anche a far appassionare la gente a questi luoghi e a far conoscere i rischi che stanno correndo non soltanto i ghiacciai ma l’intero pianeta".