Cosio: si fermano le ricerche di Svetlana, ma il giallo continua

Ancora nessuna traccia del corpo della donna e le ricerche vengono sospese definitivamente

Vane le ricerche organizzate nel week-end

Vane le ricerche organizzate nel week-end

Cosio Valtellino (Sondrio), 18 giugno 2018Un ultimo, ultimissimo tentativo, andato però a vuoto: il corpo di Svetlana Balica, la 44enne moldava scomparsa ormai sette mesi e mezzo fa e che, secondo gli inquirenti, sarebbe stata uccisa dal marito Nicola Pontiggia, 55enne di Cosio Valtellino, prima di togliersi la vita simulando un assurdo infortunio sul lavoro, non si trova. E probabilmente mai si troverà. Sì, perchè le ricerche ora sono definitivamente sospese, non ci saranno nuove battute come quelle degli ultimi due giorni, non ci saranno altre indagini e l’inchiesta, ormai è solo questione di giorni, verrà chiusa. Sabato e ieri l’ultimo disperato tentativo, con 150 uomini che, partendo dal campo base fissato al campo sportivo di Piantedo, si sono mossi nel territorio circostante, setacciando palmo a palmo tutta la zona.

Carabinieri, polizia, Soccorso alpino della Guardia di finanza, Vigili del fuoco e volontari di protezione civile, questi ultimi attivati in massa (120 sono gli uomini che hanno partecipato all’intervento, di cui 24 dalla provincia di Lecco e gli altri dei gruppi di protezione civile del mandamento di Morbegno) hanno ispezionato l’area circostante il trivio di Fuentes tra i territori comunali di Piantedo, Dubino, Colico e Gera Lario. In particolare le squadre di uomini attivati nelle ricerche hanno perlustrato l’area che a Piantedo raggiunge la località Valpozzo ad ovest del paese, lo svincolo e le rotonde della nuova statale 38 fino a raggiungere la fascia circostante l’Adda per un’ampiezza di 200 metri su entrambe le sponde del fiume e arrivare alla foce fino al Lago di Como. Ma, purtroppo, lo sforzo non è stato ripagato. E ora ai familiari della donna scomparsa, che ancora non hanno una tomba per piangerla, non resta che sperare che il suo corpo «riaffiori» da solo. Ma non sembra un’ipotesi probabile, visto il grande lavoro svolto sia a dicembre, prima che l’inverno attanagliasse la valle, e in questi ultimi giorni.

Anche senza il corpo, comunque, gli inquirenti non hanno dubbi su quello che è accaduto il 2 novembre scorso. Nicola Pontiggia avrebbe ucciso la moglie, forse perché lei voleva lasciarlo. Poi, ha portato il corpo senza vita nel capannone dell’azienda Castelli, dove lavorava da 27 anni, si è liberato degli effetti personali della donna, dei documenti e di una valigia, cercando di far credere che fosse scappata, e si è tolto la vita inscenando un incidente sul lavoro. Di questo gli investigatori, dicevamo, sono certi, anche grazie ai filmati delle telecamere all’interno del capannone aziendale che, seppur non chiari, hanno immortalato il valtellinese mentre trascina un grosso fardello (probabilmente il corpo) e brucia qualcosa, i documenti della donna, pensano gli inquirenti.