Carta dei vini e agriturismi: per Terranostra il calice è amaro

Angelo Cerasa, referente provinciale: "Si penalizzano i prodotti valtellinesi del territorio"

Vino

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Ardenno, 19 novembre 2019 - Con la presentazione della prima carta dei vini lombarda di Terranostra, si torna a parlare di agriturismi e della nuova legge regionale che stabilisce che gli agriturismi servano prodotti (vino compreso) della propria azienda agricola e acquistati da altre aziende agricole lombarde per almeno l'80%.

«Da sempre la nostra azienda vende solo vino valtellinese - commenta Angelo Cerasa, titolare di Le Case dei Baff di Ardenno, nonché referente provinciale di Terranostra - Se da una parte le novità introdotte aiutano il vino lombardo a diventare protagonista, dall'altra penalizzano il prodotto del territorio. Il vino da fuori provincia costa meno e quindi molti agriturismi saranno incentivati ad acquistarlo a discapito del vino locale». Altro che passi in avanti, la nuova legge secondo Cerasa penalizza il territorio, non solo in relazione ai vini ma anche alle altre produzioni, in quanto impone la somministrazione di prodotti «propri dell’azienda agricola« e di «prodotti direttamente acquistati da altre aziende agricole lombarde« la cui somma sia «pari, in valore, ad almeno l’80% del totale dei prodotti utilizzati nel corso dell’anno«, si legge.

«Nel restante 20% - prosegue la legge - non possono essere compresi prodotti ittici di provenienza marina e vini provenienti da altre Regioni, fatta eccezione per i vini prodotti da aziende agricole di province non lombarde, contigue alla provincia dove ha sede l’azienda agrituristica«. Nella disposizione si parla solo di aziende agricole e «non di artigianato locale - specifica Cerasa - Quindi prodotti dell'artigianato o dell'industria quali la Bresaola valtellinese e il vino non prodotti da aziende agricoli verranno penalizzati in quanto relegati a quel 20% residuo». In prima battuta «un agriturismo deve vendere prodotti del territorio, poi, se necessario, può servirsi al di fuori. Avremmo preferito una legge chiara e trasparente che si potesse rispettare con facilità, non complicando la vita a chi lavora bene». Col tempo il fenomeno agrituristico è cresciuto.

Oggi delle oltre 1600 strutture lombarde, più di 130 hanno sede in provincia. «Nel nostro mondo c'è molta confusione: bisogna smetterla di permettere a chiunque di aprire un'attività agrituristica - aggiunge - Si può aprire un agriturismo solo in presenza di un'azienda agricola. Invece ci sono agriturismi che aprono senza azienda agricola per poi costruirsene una di facciata». Inoltre, in ossequio all'articolo della legge relativo alla multifunzionalità e alla diversificazione delle produzioni, le aziende agricole devono produrre una serie di prodotti, non limitarsi a uno come fanno alcune. «Abbiamo degli obblighi da rispettare e io sono rigido nel farlo, ma la legge deve metterci nelle giuste condizioni», prosegue. A complicare oltremodo il quadro c'è tutto il discorso della tracciabilità (pos e quant'altro). E, se si sgarra, «le sanzioni sono pesanti», ricorda.