Cantiere 'ammazza-bar': "Ora rischio di chiudere"

L’Sos della donna che gestisce un esercizio pubblico vicino all’ospedale "Ho chiesto di potere mettere alcuni tavolini all’esterno. Respinta la richiesta"

Migration

"Nelle scorse settimane, come hanno fatto tanti miei colleghi, ho chiesto al Comune, grazie al decreto “Rilancio”, di potere occupare - in modo gratuito e temporaneo, come contemplato dal governo per aiutare le piccole attività commerciali a risollevarsi - con il mio locale “Dolci Tentazioni” situato in via Stelvio 17 - una parte di suolo pubblico. L’obiettivo era di dare alla mia affezionata clientela la possibilità di godere di spazi all’aperto, ove concedersi una pausa caffè, uno spuntino, consumare un pasto leggero. Ebbene, mi sono trovata ostacolata da un cantiere aperto per il completamento di una ciclabile avviata ai Trippi e la cui conclusione è a circa 200 metri avanti il bar.

I clienti incontrano notevoli difficoltà, causa i lavori, per raggiungere il locale: per entrarvi devono effettuare una gimkana".

È disperata Noris Petrini, la titolare. "La cosa più grave - aggiunge - è che non mi viene offerta la possibilità di collocare dei tavolini all’esterno, ponendomi su un piano di svantaggio rispetto a chi esercita la mia professione. Il mio fidanzato, Stefano Crapella, ha partecipato a una riunione in Comune, per cercare di trovare una soluzione alle mie legittime aspettative, ma senza successo. Noi, ad esempio, sostenevamo che sarebbe stato opportuno rinviare di poche settimane l’inaugurazione della costruenda pista, per consentirci, senza arrecare alcun problema alla viabilità e tantomeno mettere a rischio l’incolumità degli utenti del bar, di occupare una porzione di suolo pubblico nel periodo estivo. Ora, invece, ci è giunta comunicazione dal Comune che la richiesta è stata bocciata “in quanto di ostacolo alla viabilità pedonale e non conforme al CdS”; ma io non avevo chiesto di occupare il marciapiede. Chiedo di lavorare in sicurezza, per potere continuare a dare da vivere al mio bambino affetto da una malattia rara, come ho fatto prima dell’emergenza. Il lavoro è crollato, causa anche il cantiere, e ho lasciato a casa la mia collaboratrice. Rischio di chiudere e restare disoccupata pure io". Michele Pusterla