Ecco il rilancio del Bitto in quota: venti chef si fanno ambasciatori

Nasce il marchio “Terre alte” per aiutare i produttori in difficoltà

Formaggio Bitto

Formaggio Bitto

Sondrio, 7 ottobre 2017 - «Passare dell’io al noi». Questo il messaggio lanciato ieri pomeriggio durante la presentazione de “Il bitto e le stelle” dal fondatore de “La Fiorida”, Plinio Vanini. La prestigiosa azienda agrituristica di Mantello ha deciso di dedicare un’intera giornata alla promozione del formaggio Bitto, avvalendosi della collaborazione di una ventina di grandi chef che, con la loro fantasia e la loro competenza, hanno proposto piatti unici e innovativi basati sul famoso formaggio della Val Gerola. «Ci siamo posti un importante e ambizioso traguardo – ha spiegato Vanini – abbiamo inventato il marchio “Terre alte” con lo scopo di riunire tutte le produzioni che si trovano sopra agli 800 metri. Per iniziare abbiamo stretto un accordo con quattro piccole aziende della Val Gerola che rischiavano di chiudere a causa del bassissimo prezzo a cui riuscivano a vendere il Bitto. Noi abbiamo deciso di acquistarlo al doppio del prezzo di mercato perché siamo convinti che, per poter continuare ad assaporare questo magnifico prodotto, sia necessario che continuino ad esistere alpeggi, vacche e produttori appassionati e competenti, che mettano cuore e anima nel proprio lavoro».

«Non abbiamo certo fatto la differenza ma speriamo di essere riusciti a dare l’esempio. Per far sì che il consumatore capisca il reale valore del Bitto è vitale riuscire a comunicare il nostro impegno, la nostra passione e il sapore delle nostre montagne; questo è compito degli chef che, abbattendo la distanza che li separa dai produttore, devono riuscire a presentare e raccontare una storia e un’emozione. Il nostro territorio potrà avere successo solo se le aziende non penseranno solo a se stesse ma se avranno la lungimiranza di pensare al territorio nella sua totalità».

Presente alla manifestazione anche il direttore del Consorzio turistico Valchiavenna, Filippo Pighetti, che ha ricordato come «i nostri produttori, depositari di conoscenza tecnica e tradizione, sono bravissimi a fare il loro mestiere. Purtroppo l’attuale situazione economica li relega ai margini del mercato ed è nostro compito aiutarli a uscire dalle loro botteghe. La manifestazione del “Dì della brisaola”, del primo ottobre, riscuote oggi anno un notevole successo e contribuisce a promuovere il messaggio che venire a comprare, e a gustare, la brisaola a Chiavenna dà la possibilità di vivere esperienze ed emozioni. Dobbiamolavorare moltissimo sull’accoglienza e sulla ricezione turistica e credo che il futuro della Valchiavenna e della bassa Valtellina sia legato al bike gourmet. Purtroppo, al momento, siamo ancora all’anno zero ma siamo convinti che la direzione da prendere sia senza dubbio questa: dai dati di mercato risulta infatti che quello dei ciclisti è un turismo slow composto da un target economico elevato, con disponibilità di spesa che si aggirano attorno ai 100 euro giornalieri, e in continuo aumento».