ANDREA
Cronaca

Bello l’andare. Balsamico è il tornare

Il giornalista Andrea Maietti racconta la sua esperienza a Bergamo, tra calcio, cultura e riflessioni sull'immaginazione e il viaggio.

Maietti

Bergamo, Berg Heim, casa sul monte, tra le possibili etimologie. Il bassaiolo Gianni Brera ne era innamorato, la chiamava Mirabellissima. G. mia compagna di Viaggio, è bergamasca, cordiale tifosa dell’Atalanta. L’ho portata al Meazza per la partita con L’Inter. Frizzante all’inizio fino al gol dei suoi non convalidato. Poi le alucce sempre più rattrappite fino al quarto gol dei miei. Per farmi perdonare gitarella con lei a Bergamo, ben oltre i confini della mia diletta Bassa, che fa triangolo con Milano, Pavia e Lodi, cuore di Lombardia. "Come si fa a non avere curiosità di conoscere, di muoversi, di cambiare?" dice G. "Intanto – dico io – si può viaggiare anche meglio con l’immaginazione. Lo "Spirito creativo dell’immaginazione", come lo chiama S.T. Coleridge, il quale ha scritto uno dei più grandi poemi di mare ("La ballata del vecchio marinaio"), senza averlo ancora visto il mare. Emily Dickinson visse tutta una vita a Hamherst, una cittadina del Massachusetts non più grande di Lodi, e scrisse del mondo e della vita come avesse viaggiato dall’ uno all’altro polo. All’opposto ci sono scrittori, come il mio Hemingway, che hanno bisogno di viaggiare fisicamente, ma i paesi di cui scrivono, gli eroi di cui parlano, non sono mai esistiti se non nell’immaginazione che li ha creati". "Bello partire, balsamico tornare", mi sorprende G. Non ho tempo di parare il colpo, perché siamo attratti da un arpista che all’angolo di una viuzza nella Bergamo alta accarezza note più dolci dell’arpa birmana. L’artista ha i tratti somatici di un vecchio pastore delle Ande, irto di rughe fitte di sogni e di malinconie. "Bravo", gli dico. Lui accenna appena un sorriso, e prosegue il suo arpeggio, come avesse tra le mani una pisside. Vorrei mi raccontasse la sua storia. "Te la puoi immaginare tu, no?", provoca G. Sull’autostrada ripenso a quel che mi sono portato da Bergamo: più dell’incanto della Mirabellissima, mi accompagna l’arpa del pastore andino.