
Paola Lazzeri, 46enne di Bormio, sopravvissuta alla strege di Nizza
Sondrio, 16 luglio 2016 - Era lì, sulla Promenade des Anglais di Nizza dove hanno perso la vita più di 80 persone. Insieme ad una amica e alla sua bambina stava passeggiando proprio dove, pochi minuti dopo, un camion avrebbe seminato terrore e morte. E’ salva per miracolo, per una manciata di minuti che le hanno permesso di essere lontano quanto basta per scampare all’attentato.
Il racconto di Paola Lazzeri, 46enne di Bormio in vacanza a Nizza, fa venire la pelle d’oca. «Ero sulla Promenade solo pochi minuti prima dell’attentato, insieme alla mia amica e alla sua bambina abbiamo assistito ai fuochi di artificio – racconta, ancora sotto choc per l’accaduto -. Appena finiti, ci siamo dirette di nuovo verso il centro di Nizza. Eravamo andati via forse da dieci minuti, quando abbiamo sentito degli spari e la folla ha iniziato a correre in ogni direzione. Siamo fuggite, avevamo paura che la folla ci travolgesse, tutti erano nel panico più totale e rischiavamo di essere investite dalle tante persone che scappavano senza una direzione». Paola, l’amica e la piccola sono riuscite a defilarsi in un vicolo e a trovare un rifugio dove attendere che quello che stava accadendo, qualunque cosa fosse, finisse.
«Il nostro pensiero ovviamente era quello di proteggere la bambina prima di tutto – racconta la valtellinese -. Abbiamo trovato una porta aperta e in un anfratto c’erano altre persone che si nascondevano, ci siamo rifugiate li finché la situazione non si è calmata. Fuori era il caos totale. Non capivamo nemmeno che cosa stesse accadendo, anche se abbiamo subito pensato ad un attentato terroristico».
Anche Michela Balgera, nipote del titolare del negozio di telerie in centro a Sondrio, il compagno Roberto Nazzari e i due bambini erano lì, a pochi passi, scampati alla tragedia per una fortunata serie di coincidenze. «Ci ripensi dopo – racconta Roberto – se avessimo preso la Promenade dall’altra parte dopo i fuochi, come abbiamo fatto spesso; se ci fossimo fermati cinque minuti di più, invece che dirigerci verso casa perché c’era vento forte e minacciava di piovere; se ci fossimo fermati a prendere il gelato come voleva il bambino... Tanti “se“. Ma per fortuna appena finito lo spettacolo ce ne siamo andati e quando abbiamo sentito i primi spari e la folla ha iniziato a fuggire eravamo vicini a casa. Una serie di coincidenze che ci permettono oggi di raccontare quell’inferno».