Esame del sangue per la diagnosi dell'Alzheimer. Studio del Cnr fra sintomi, cause e cura

Messo a punto un meccanismo che permetterebbe di rilevare il morbo con un esame molto meno invasivo degli attuali

Alzheimer

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Un esame del sangue per diagnosticare il morbo di Alzheimer. Potrebbe essere vicino un risultato atteso da tempo e che permetterebbe di evitare esami più invasivi per accertare la malattia. Una vera e propria rivoluzione per migliaia di famiglie costrette a convivere con parenti affetti dal morbo che fa progressivamente perdere la memoria. Una malattia non sempre facile da identificare al suo insorgere e che in Italia.

I malati in Italia

Un Paese nel quale si stima che il numero dei pazienti con demenza ammonti a oltre un milione (circa 600 mila con il morbo di Alzheimer). Un problema che coinvolge circa 3 milioni di italiani se si considerano i familiari di chi è affetto dal morbo impegnati nell'assistenza a questi malati.

​La speranza

Potrebbe essere vicino l'obiettivo di un esame del sangue per diagnosticare il morbo di Alzheimer. Sarebbe una svolta, considerando che a oggi la procedura clinica standard prevede un prelievo invasivo di liquido cerebrospinale a livello lombare per rilevare livelli anomali di specifiche proteine.

Il progetto

Il progetto SensApp, finanziato dall'Unione Europea in un bando molto competitivo, riunisce diversi team di scienziati in Europa per collaborare allo sviluppo di un super-sensore, che potrà consentire ai medici di effettuare una diagnosi di routine tramite un semplice esame del sangue. Il progetto svilupperà un super-sensore che potrà riconoscere queste proteine nel plasma umano attraverso un semplice esame del sangue, con una sensibilità inferiore a 1 pg/mL, valore attualmente impossibile da ottenere con i protocolli standard.

Come funziona l'esame

"Il progetto riunisce competenze molto diverse che vanno dalla fisica e ingegneria alla biologia e alle scienze cliniche. Il nostro obiettivo è implementare un prototipo che sia in grado di effettuare la diagnosi in modo rapido e non invasivo. Questo cambierà radicalmente le prospettive dei medici, poichè si potranno studiare nuove terapie sperimentali nelle fasi iniziali della malattia, prima della fase irreversibile che solitamente coincide con la comparsa di sintomi riconoscibili quali la perdita di memoria", afferma la coordinatrice del progetto, la dottoressa Simonetta Grilli.

Il ruolo del Cnr

In questa fase del progetto, l'attività del consorzio si sta focalizzando sull'implementazione del prototipo, la cui funzione è basata su una tecnologia completamente nuova, testata per la prima volta dal team Cnr (Istituto di Scienze Applicate e Sistemi Intelligenti) che coordina il progetto e che l'ha denominata droplet split-and-stack (DSS). "In parole semplici, possiamo dire che usiamo un campo elettrico per sovrapporre minuscole goccioline di plasma l'una sull'altra per incrementare il segnale di fluorescenza inviato dalle proteine".

"Abbiamo già testato con successo al Cnr la sensibilità di questa tecnologia per quantità piccolissime (minore di 1 pg/mL) nel caso di campioni modello. La prossima sfida è rilevare le molecole dell'Alzheimer con la stessa sensibilità in campioni di plasma reali", afferma Simonetta Grilli. La nuova tecnologia sviluppata da SensApp sarà utilizzabile anche in altri campi della medicina laddove si cercano anticorpi molto diluiti nelle fasi iniziali della malattia, ad esempio in oncologia, o per malattie cardiache e legate allo stress e al covid. Il prossimo anno il progetto entrerà in una fase di test e inizierà a utilizzare le nuove unità automatizzate per analizzare i campioni di plasma alla ricerca dei biomarcatori della malattia. L'obiettivo finale sarà quello di garantire una diagnosi rapida e non invasiva attraverso un semplice esame del sangue in un laboratorio di analisi cliniche.