Verbano-Cusio-Ossola in Lombardia, ora il voto

Domenica 21 ottobre il referendum sul “trasloco”. Resta il nodo dell’affluenza ai seggi

Il promotore del referendum Valter Zanetta

Il promotore del referendum Valter Zanetta

Milano, 18 ottobre 2018 - Una questione storica rimasta irrisolta, rivendicazioni di carattere per lo più economico e un quorum che sembra difficile raggiungere per motivi tecnici e ragioni politiche. Questi i contorni del referendum col quale i residenti nella provincia di Verbania-Cusio-Ossola (Vco) sono chiamati a decidere se essere annessi alla Lombardia o restare in Piemonte. Col «sì» ci si schiera per la prima opzione, col «no» per la seconda. Ormai ci siamo: si vota domenica.

Il quorum, allora. Gli aventi diritto sono 143.375. Perché il risultato sia valido deve andare alle urne il 50% più uno degli elettori. Una volta raggiunto questo quorum, i promotori della consultazione devono superarne un secondo: il Vco tornerà lombardo se anche gli elettori schieratisi per il «sì» saranno pari al 50% più di uno degli aventi diritto. Attenzione: tra quei 143.375 elettori, 15mila sono iscritti all’Anagrafe degli Italiani all’Estero. E per loro non è prevista alcuna modalità di voto da remoto: per votare devono tornare in patria. Quindi, le ragioni politiche non favorevoli alla consultazione. La prima: tra poco più di 7 mesi in Piemonte ci saranno le elezioni regionali. I partiti che hanno il vento in poppa sono quelli che oggi in Regione stanno all’opposizione, a partire dalla Lega. Alcune segreterie hanno un discreto interesse nel far permanere in Piemonte un malcontento che può essere cavalcato a fini elettorali. Vero è che gli aventi diritto al voto in Piemonte sono 3,5 milioni e quelli del Verbano, come detto, poco più di 140mila. Ma nel 2014 Sergio Chiamparino (centrosinistra) diventò governatore col 47% delle preferenze contro il 22% del candidato del centrodestra. Un abisso. Per l’eventuale sorpasso ogni voto è prezioso. Non a caso, Chiamparino, pur contrario al referendum, ora parla di autonomia per il Vco. Seconda ragione: l’effetto precedente. Un’eventuale vittoria del «sì» può innescare tentativi di emulazione in altre terre inquiete: il novarese e l’alessandrino.

Per queste ragioni, tra le segreterie lombarde della Lega e quelle piemontesi c’è un patto tacito: non far troppo rumore sul referendum. Il governatore lombardo Attilio Fontana è intervenuto sul tema solo il 31 agosto, promettendo al Vco un trattamento pari a quello riservato alla Valtellina. Poi più nulla. Parole proferite alla Lega Fest di Domodossola, la stessa festa nella quale Giancarlo Giorgetti decise invece di evitare domande sul tema. Il ministro leghista Erika Stefani, paladina autonomista, si è limitata a dire che in caso vinca il sì attiverà le procedure necessarie all’annessione. Paolo Grimoldi, segretario della Lega Lombarda, martedì non è andato oltre l’auspicio della «massima affluenza». A Palazzo Lombardia c’è scetticismo sul referendum. La questioen storica. Il Vco è finito sotto il Piemonte nel 1743, col Trattato di Worms. Fino ad allora era parte del Ducato di Milano. La causa autonomista arde sotto le ceneri da decenni. Negli anni ’70 fu fondata l’Uopa, movimento autonomista ossolano dal quale andarono a prendere lezioni Umberto Bossi e Roberto Maroni. La spinta identitaria ha portato nel 1992 alla nascita della provincia del Vco, a danno di Novara.

Quanto alle rivendicazioni, la principale riguarda i canoni idrici: le Province di Sondrio e Belluno trattengono i 18 milioni di euro annui pagati dai produttori di energia idroelettrica, mentre nel Vco non succede altrettanto perché la Regione Piemonte non lo ha reso possibile. L’ammontare di addizionale Irpef, bollo auto e tributo per la tutela dell’ambiente sono più bassi in Lombardia che in Piemonte. In un territorio di frontalieri, si sottolinea poi il bonus benzina concesso dalla Lombardia e il minor costo del treni. L’iter. Se vince il «sì», il Consiglio dei ministri deve approvare un disegno di legge che deve ricevere il parere favorevole del Parlamento e delle due Regioni. La chiusura dell’iter è prevista entro aprile del 2019. «La sfida del quorum è impegnativa – ammette il promotore del referendum, Valter Zanetta, simpatizzante leghista, ex di Forza Italia e Dc –. Ma abbiamo fatto una campagna elettorale basata su una presenza forte sul territorio e questa scelta pagherà. L’atteggiamento tenuto dai partiti per noi può rivelarsi un vantaggio: questa consultazione non è stata politicizzata».