Ammissibilità referendum: martedì la Consulta decide. Quali sono e cosa vogliono abrogare

Sono otto i quesiti su cui i giudici dell'organismo presieduto da Giuliano Amato dovranno fare le loro valutazioni

Gli occhi della politica e della società civile italiane sono puntati su martedì prossimo, il 15 febbraio. In questa data, infatti, la Corte Costituzionale presieduta dal "dottor sottile" Giuliano Amato dovrà esprimersi sull'ammissibilità di otto quesiti referendari. Sei riguardano la giustizia, uno l'eutanasia, l'ultimo la cannabis. Qualora venissero ammessi potrebbero essere sottoposti al voto popolare in una domenica di primavera.

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Giustizia

I sei quesiti sulla giustizia sono stati promossi dai Radicali, storici animatori di battaglie referendarie, oltre che fra i partiti più attenti al tema giustizia, dalla Lega, con un impegno in prima persona da parte del segretario federale Matteo Salvini e da nove consigli regionali di centro-destra (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto). Riguardano: l'elezione dei consiglieri togati del Csm, la responsabilità civile e le valutazioni sulla professionalità dei magistrati, la separazione delle carriere tra giudici e pm (questione sul tavolo dai tempi di Tangentopoli, su cui il panorama politico si è spesso spaccato), la carcerazione preventiva e la legge Severino.

Tra fisiche ed elettroniche, la Lega ha contato oltre 4,2 milioni di firme raccolte, stipate in ben 368 scatoloni che hanno riempito tre furgoni, ma anche in sei hard disk che contengono le firme digitali e i certificati elettorali. S

Eutanasia

Sono oltre un milione e 200mila le firme depositate in Cassazione nell'ottobre scorso da Marco Cappato, già esponente radicale, oggi tesorire dell'associazione Luca Coscioni e dagli altri volontari del Comitato promotore del  referendum che vuole introdurre l'eutanasia legale. Si chiede l'abrogazione parziale dell'articolo 579 del codice penale, l'omicidio del consenziente, che punisce con la reclusione da sei a quindici anni chi procura la morte di una persona con il suo consenso. In caso di esito favorevole, non sarebbe punibile l'eutanasia attiva se compiuta nelle forme previste dalla legge sul consenso informato e il testamento biologico, e in presenza dei requisiti introdotti dalla sentenza della Consulta sul caso Cappato. Resterebbe invece il carcere per chi ha commesso il fatto contro una persona incapace o contro una persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o contro un minore di diciotto anni.

Cannabis 

Sono oltre 630mila le firme raccolte in poco più di un mese e depositate a sostegno del quesito sulla cannabis. Secondo i promotori circa la metà dei sottoscrittori sono giovani dai 18 ai 30 anni. La mobilitazione è stata portata avanti in particolare grazie allo strumento della firma digitale, introdotta con un emendamento del parlamentare radicale Riccardo Magi. Nello specifico, il quesito - depositato dalle Associazioni Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, Società della Ragione e da alcuni rappresentanti dei partiti +Europa, Possibile e Radicali italiani - propone "di intervenire sia sul piano della rilevanza penale, per quanto riguarda le condotte legate alla cannabis, sia su quello delle sanzioni amministrative in riferimento alla detenzione". Obiettivo: depenalizzarne la coltivazione e l'uso personale.

Come funziona la Consulta

I giudici chiamati a decidere sull'ammissibilità dei referendum sono quindici. I quesiti arrivano sul tavolo della Consulta dopo che la richiesta di referendum è stata ritenuta regolare dall'Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione. il referendum può venire indetto solo se la Corte lo giudica ammissibile. E' stata la legge costituzionale numero 1 del 1953 ad attribuire alla consulta la competenza di deliberare sui quesiti referendari. 

La Consulta valuta se la legge sottoposta a referendum non appartiene a una delle quattro categorie di leggi che, secondo l'articolo 75 della Costituzione, non possono essere sottoposte a referendum: leggi tributarie, leggi di bilancio, leggi di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, leggi di amnistia e di indulto. Non solo. Oltre a queste cause esplicite di inammissibilità ve ne sono altre, ricavabili implicitamente dai princìpi costituzionali e dalla natura e dai caratteri dell'istituto referendario. Esempi? Quando si chiede di abrogare leggi il cui contenuto è vincolato dalla Costituzione o che non si possono modificare senza incidere sulla Costituzione. E, ancora, le richieste di abrogazione che tendono a introdurre, ritagliando un testo legislativo, disposizioni nuove e non a eliminare disposizioni esistenti.

Le parole di Giuliano Amato

Ieri, venerdì 11 febbraio, il presidente della Consulta ha rilasciato dichiarazioni interpretate come una sorta di "via libera anticipato" ai quesiti. "È banale dirlo - ha detto Giuliano Amato, già presidente del consiglio per due volte fra anni '90 e inizio 2000 - ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare a ogni costo il pelo nell'uovo per buttarli nel cestino". Parole che hanno suscitato l'apprezzamento dei promotori e, sull'altro fronte, le critiche di chi osteggia i quesiti, in particolare quelli su temi considerati sensibili sul fronte etico.