Roma, 21 maggio 2025 – Eliminazione totale o parziale di alcune norme sul lavoro contenute nel Jobs Act, dai contratti a tempo determinato alla sicurezza nei luoghi di lavoro, e nuove regole sulla cittadinanza. L'8 e il 9 giugno gli italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi sui cinque quesiti referendari e i partiti si dividono tra l'astensionismo consapevole della maggioranza di centrodestra e un groviglio di posizioni differenti e diversificate nel centrosinistra.

Centrodestra
Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sono contrari alla proposta di dimezzare – da dieci a cinque anni – il periodo minimo di residenza legale richiesto a uno straniero adulto, proveniente da un Paese extra-Ue, per poter richiedere la cittadinanza italiana. Nei giorni scorsi, esponenti di questi partiti hanno invitato gli elettori a non recarsi alle urne per ostacolare il raggiungimento del quorum. I referendum abrogativi, infatti, sono validi solo se partecipa al voto almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto. La stessa strategia dell’astensione è stata adottata anche per i quattro quesiti sul lavoro. Le posizioni dei partiti di opposizione sono invece ben più diversificate. L'unica forza politica schierata apertamente per i cinque sì è infatti Alleanza Verdi-Sinistra – composta da Sinistra Italiana ed Europa Verde.
Centrosinistra
Anche la Direzione nazionale del Partito Democratico ha approvato una linea ufficiale a favore del Sì su tutti i referendum, condivisa dalla segretaria Elly Schlein. Ma alcuni esponenti del PD hanno annunciato che voteranno Sì solo ai quesiti sulla cittadinanza e sulla sicurezza sul lavoro, e No agli altri tre che coinvolgono, in parte, il Jobs Act. Tra questi ci sono gli ex ministri Lorenzo Guerini e Marianna Madia, e gli europarlamentari Pina Picierno e Giorgio Gori e in generale, l'area riformista e gli ex renziani del Pd che hanno messo nel mirino la decisione della segretaria di schierare il partito nonostante le evidenti divergenze interne. Il Movimento 5 Stelle ha invitato i suoi elettori a votare Sì sui quattro referendum sul lavoro, lasciando libertà di voto su quello relativo alla cittadinanza (su cui il presidente Giuseppe Conte ha dichiarato che voterà Sì).
Centro
Azione, il partito di Calenda, pur criticando il ricorso allo strumento referendario, ha annunciato che voterà Sì sul quesito sulla cittadinanza e No su quelli relativi al lavoro. Ancora diversa è la posizione di Italia Viva: il presidente del partito Matteo Renzi ha invitato i suoi elettori a votare Sì al quesito sulla cittadinanza, No al quesito sui licenziamenti e i contratti a tutele crescenti sui licenziamenti e a quello sulla reintroduzione delle causali nei contratti a tempo determinato; e ha lasciato libertà di voto sugli altri due quesiti: quello sulla responsabilità in caso di incidenti sul lavoro e quello sui licenziamenti, e i relativi risarcimenti, nelle piccole imprese. Chiude il quadro, Più Europa che si è schierata a favore di due Sì – su cittadinanza e sicurezza sul lavoro – e tre No.