
Giorgia Meloni direbbe sì a Berlusconi al Colle, ma vuole il voto
Grandi manovre nel centrodestra per la successione a Mattarella, sulla poltrona del Quirinale. L’ipotesi da tempo accreditata, quella di favorire l’ascesa di Draghi al Colle per liberare lo scranno di palazzo Chigi, con una coalizione data in buon vantaggio nei sondaggi, sembra non essere più condivisa da tutta la coalizione. Quantomeno, nessuno ne parla più apertamente, tranne Giorgetti. E lo stesso Salvini, glissa, anche se nessuno può giurare che non si tratti di una manovra di distrazione per puntare poi all’obiettivo primario.
“Sulla carta, noi il candidato al Quirinale l‘abbiamo già“, dice Salvini. “Ho sentito Silvio Berlusconi questa mattina e l‘ho trovato in grande forma“. Sempre sulla carta, questo potrebbe significare che Salvini preferisca che Mario Draghi resti a Palazzo Chigi fino al termine della legislatura. Ma lui prende tempo e rispond e in modo vago: “In questo momento Mario Draghi serve all‘Italia nel ruolo di presidente del Consiglio, peccato che qualche ministro non sfrutti fino in fondo il peso e la straordinaria autorevolezza di Draghi“. Il riferimento è al Viminale, di cui Salvini contesta la politica sui flussi migratori.
Anche l’ex Dc Gianfranco Rotondi, presidente di “Verde è popolare“, approva la candidatura di Berlusconi. ”Apprezzo molto le parole di Matteo Salvini sulla candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale. E non lo dico da tifoso di Silvio, che peraltro non insegue la meta. A mio avviso l’elezione di Berlusconi avrebbe due effetti storici:chiuderebbe la stagione divisiva della seconda repubblica, e - stante il distacco del presidente dalla carica - assicurerebbe un mandato breve, coincidente coi tempi necessari per approvare una riforma costituzionale in senso presidenziale. Solo il presidenzialismo chiude la transizione italiana, come già le forze politiche riconobbero unitariamente nel 1996, progettando il mancato governo Maccanico”, conclude.
Chi vorrebbe con certezza Draghi al Quirinale, per un passaggio immediato al voto che oggi la vede in pole position per la premiership, è Giorgia Meloni. “Il voto immediato è uno degli elementi che potrebbe convincermi a sostenerlo al Quirinale - dice - Credo che sia vero e infatti non mi pare che siano in molti a lavorare sull’ipotesi di Draghi al Quirinale”. Meloni risponde ironicamente a chi le chiedeva di commentare le parole del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, secondo cui se il premier Mario Draghi dovesse essere eletto al Quirinale l’attuale maggioranza non avrebbe modo di andare avanti e si tornerebbe al voto.
Insomma, idee ancora piuttosto confuse, quel che è certo è che nessuna delle due candidature sembra raccogliere grandi entusiasmi sul fronte opposto, in particolare in area Pd e Cinque Stelle. Berlusconi da quelle parti non piace a nessuno. E Draghi è meglio che resti al suo posto, anche per evitare pericolose avventure elettorali anticipate rispetto alla fine della legislatura. Giochi aperti dunque, calma, sangue freddo, e carte tutte da rimescolare.