Dino Giarrusso: chi è l'ex Iena che lascia i 5 Stelle (ma non il parlamento europeo)

Le esperienze al cinema e in tv (anche come attore), le bocciature in politica, il record di preferenze nel 2019 e lo scivolone sull'inglese

Sul sito del parlamento europeo, l'assemblea di cui fa parte del luglio 2019, inutile cercare informazioni su di lui: il curriculum vitae risulta, infatti, "non disponibile". Un po' meglio va con il profilo Facebook, un'altra delle prime voci che compare googlando il suo nome. "Fino a oggi le Iene, oggi mi dedico anima e corpo al Movimento 5 Stelle", il tutto corredato da cinque stelline. Sintetico ma, soprattutto, da aggiornare. Già, perché Dino Giarrusso, 47 anni, catanese, laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista - fra le altre cose - con un passato da inviato per la trasmissione Mediasete "Le Iene", ha da poco annunciato il suo addio a Giuseppe Conte, Beppe Grillo e i pentastellati, con l'obiettivo di fondare un nuovo movimento, perché a suo dire - come recita il titolo di un video pubblicato poche ore fa su Facebook, "il Movimento 5 Stelle ha abbandonato i suoi valori".

Chi è Dino Giarrusso

Un uomo di comunicazione che ha cercato la sua strada in numerosi campi, fino a trovare la sua definitiva collocazione in politica, "arte" per cui la trasmissione che l'ha reso famoso, "Le Iene", non ha mai risparmiato stoccate e ironie. Dopo la laurea nel 1997 si butta nel giornalismo. Come tanti cronisti si divide fra numerose collaborazioni: la Repubblica, l'Unità, la Sicilia e alcune testate siciliane per cui lavore come autore. Non trascura il piccolo schermo e il cinema. Gira spot e documentari sulla Sicilia e il cortometraggio La Fine. Questo lavoro è la sua prima fortuna: viene notato dal regista Ettore Scola che gli propone una collaborazione. Giarrusso si trasferisce a Roma e inizia a lavorare a Cinecittà. Il mestiere? Aiuto regista.

Lo spettacolo sembra la sua vocazione, tanto che mette in curriculum anche qualche particina fra serie e film. Nel 2014, dopo un periodo in cattedra all'università di Catania come docente di Tecniche della produzione cinematografica e televisiva, la seconda svolta. E' il 2014 quando entra nella squadra delle Iene. Resta a Mediaset fino al 2018: al suo addio gli ex colleghi non gli risparmiano un saluto a metà fra l'addio affettuoso e la puntura di spillo. "Come tutti i fidanzati cornuti, fino all'ultimo non ci volevamo credere - si legge in un post sul sito della trasmissione - Venti giorni fa avevi annunciato: 'Non mi candido!' perché, avevi detto, volevi servire il paese, e la cosa più utile era restare a Le Iene. Noi siamo qui, e tu dove sei? Che dire, è andata. In bocca al lupo Dino Giarrusso".

L'esperienza in politica

La folgorazione non è sulla via di Damasco, ma su quella di Genova. Giarrusso salta sul carro lanciato di corsa del Movimento 5 Stelle, che nel 2018 - a colpi di slogan tipo "Apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno" - conquista più del 32% delle preferenze. Giarrusso è in lista alla Camera: a Montecitorio i grillini conquistano 227 seggi, risultando di gran lunga il partito più rappresentato. L'ex Iena, però, non fa parte della pattuglia. Arriva terzo nel collegio uninominale Roma 10. Non va meglio quando viene candidato dal Movimento come consigliere d'amministrazione Rai: respinto anche qui. 

Chi la dura (e chi ha ottimi amici) la vince, però: nel 2018 Lorenzo Fioramonti, sottosegretario pentastellato alla Scuola lo sceglie come segretario particolare. La nomina consente a Giarrusso di smaltire la delusione dell'addio - forzato - al posto di responsabile della comunicazione del gruppo 5 Stelle alla Regione Lazio. Nel 2019 la definitiva consacrazione come politico: viene eletto al parlamento europeo nella circoscrizione Italia insulare, risultando il candidato più votato di sempre del movimento fondato da Beppe Grillo in una qualsiasi elezione con voto di preferenza.

Rotto definitivamente il ghiaccio Giarrusso diventa fra i pentastellati preferiti delle trasmissioni tv. La parlantina sciolta consolidata in anni di esperienze fra tv e set così come la barba e lo sguardo da bel tenebroso gli garantiscono l'appeal giusto per conquistarsi raffiche di sgabelli e, in tempi di Covid, collegamenti casalinghi via zoom nei principali programmi di approfondimento e talk show politici. E' qui che inizia a mostrare i primi segni di insofferenza rispetto alla linea Conte e, sopratutto, prova a inserirsi come terzo incomodo nella lotta fra contiani e dimaiani che lacera il Movimento.

Gli scivoloni

Nel 2020 schiva un affondo di Report - colleghi ingrati! - che in un servizio lo accusa di aver ricevuto finanziamenti elettorali da gruppi vicini all'imprenditore Piero De Lorenzo, presidente di Irbm, società lucana attiva nel campo della biotecnologia molecolare. Lui nega, afferma di non aver trasgredito ad alcuna regola interna al Movimento e minaccia querele a chiunque metta in dubbio la sua moralità. Altro inciampo, meno "rischioso" ma più aperto al ludibrio social, è quello dell'ottobre 2021 quando, durante una seduta del parlamento europeo, rinuncia a un intervento riguardante la viticoltura e la tutela del prosecco. Il motivo? Avrebbe dovuto tenere il discorso in inglese, idioma in cui - evidentemente - non è ferratissimo. Anche qui la sua versione è diversa: "è mancata la traduzione simultanea, mi è stato negato un diritto. Fake totale che abbia rinunciato".

E' di oggi, invece, la sua rinuncia a proseguire il cammino nel Movimento 5 Stelle. Se ne va, sbattendo la porta. Con tanto di litigi con Giuseppe Conte (che gli ha chiesto di dimettersi dal parlamento europeo) a mezzo agenzie. E' solo l'ultimo di una lunga fila. Prima di lui, fra gli altri, Federico Pizzarotti, Emilio Carelli e Alessandro Di Battista.