La Moratti si dimette e prepara la candidatura: con chi? Tutte le ipotesi e il terzo polo

La vicepresidente di Regione Lombardia sbatte la porta in aperto contrasto con Attilio Fontana

Letizia Moratti ha deciso di rassegnare le dimissioni da vicepresidente della Regione Lombardia e da assesore al Welfare. È stata lei stessa ad annunciarlo in una lunga nota diramata a metà mattinata. Una decisione che sembra rendere sempre più concreto lo scenario di una sua candidatura da governatrice alle elezioni che si terranno nel 2023 – con ogni probabilità già a metà febbraio del 2023 – contro il leghista Attilio Fontana, il presidente uscente, sostenuto – almeno fin qui – da tutta la coalizione di centrodestra.

In Lombardia il Terzo Polo (leggi: Azione) ha sempre dichiarato che il sostegno all'eventuale corsa della Moratti per Palazzo Lombardia sarebbe stata presa in considerazione solo dal momento in cui questa fosse uscita dalla Giunta Fontana: ora il passo è stato compiuto.

I terzopolisti lombardi possono così aggiungersi a quella Rete Civica alla quale la Moratti sta lavorando da mesi proprio in vista della candidatura e che includerebbe anche esponenti del mondo socialista. Di certo la nota da lei diramata stamattina rappresenta già una dura presa di posizione nei confronti dell'esecutivo regionale. Ha giocato d'anticipo, l'ex ministro, l'ex presidente della Rai, l'ex sindaco di Milano: tutti a chiedersi quando il governatore l'avrebbe estromessa dalla Giunta ed invece è stata lei a salutare.

La sua nota, allora. Moratti spiega innanzitutto i tempi della decisione: “Per rispetto dei cittadini, con senso di responsabilità ed in considerazione del delicato momento socio-economico del Paese, ho atteso l’esito delle elezioni Politiche e la formazione del nuovo Governo per rendere nota la mia posizione”.

Quindi riparte da dove l'avevamo ufficialmente lasciata: l'intervista del 29 settembre scorso alla trasmissione televisiva di Rai 3, “Il cavallo e la torre”, nella quale ribadisce di volersi candidare alla presidenza della Regione nonostante sia già in campo la candidatura del “suo” presidente. Non bastasse, nella stessa intervista fa sapere che sarebbe stato lo stesso Fontana, a gennaio del 2021, a prometterle la corsa da governatrice per convincerla ad entrare in Giunta dopo il complicatissimo avvio della prima fase della campagna vaccinale.

Un fatto smentito dal presidente. Da qui il faccia a faccia del 30 settembre con il governatore, che le comunica “in maniera chiara ed inequivocabile” che “il rapporto di fiducia si è incrinato” e fa sapere di attendere un confronto con i leader del centrodestra per procedere con la decisione che, date le premesse, sembra ovvia. E invece ecco la nota della Moratti: “Di fronte al venir meno del rapporto di fiducia con il presidente Attilio Fontana annuncio la decisione di rimettere le deleghe di vicepresidente e di assessore al Welfare di Regione Lombardia”. Subito dopo le prime parole da... avversaria politica? Sembrerebbe proprio di sì. La porta della pace, quella che avrebbe potuto condurre la Moratti ad un incarico terzo e di alto profilo consentendone così la permanenza entro il perimetro del centrodestra, alla luce di quanto messo nero su bianco nella nota, sembra irrimediabilmente chiudersi. Sì, perché la vicepresidente dimissionaria attacca frontalmente e politicamente la Giunta, invita infatti a considerare la sua decisione di rimettere le deleghe come “un forte segnale rispetto alle lentezze e alle difficoltà nell’azione di questa Amministrazione, che a mio avviso non risponde più all’interesse dei cittadini lombardi”.

Parole come pietre, parole da leader d'opposizione. “Una scelta di chiarezza di cui mi faccio pienamente carico, anche in considerazione dei provvedimenti contraddittori assunti in materia di lotta alla pandemia – aggiunge subito dopo –. Da una parte prendo positivamente atto che la linea da me stabilita per i cittadini lombardi è stata quella di seguire il parere degli esperti della Cabina di Regia lombarda che ho attivato sull’obbligo delle mascherine in ospedali e Rsa. Dall’altra, registro con preoccupazione la scelta di anticipare il reintegro dei medici e degli altri professionisti della sanità non vaccinati, il condono sulle multe ai no vax e la diversa sensibilità sull’importanza dei vaccini. Si tratta di tre esempi, emblematici di una diversa impostazione politica in questo ambito. Credo infatti che se oggi il Paese è in sicurezza per quanto riguarda il Covid, lo dobbiamo senza alcun dubbio all’adesione massiccia alla campagna vaccinale dei mesi scorsi. Che è riuscita grazie allo straordinario senso di responsabilità civica dei cittadini lombardi, così come all’enorme impegno di medici, infermieri, militari, protezione civile e volontari, protagonisti di un processo che ha portato la Lombardia ad essere tra le prime aree al mondo per adesione e copertura”.

“Un successo di cui essere fieri – sottolinea la Moratti – e che ora viene messo in discussione da provvedimenti che non condivido”. “Nel dare le dimissioni, con spirito di correttezza e lealtà – conclude –, sottolineo che rimango a disposizione della Regione per un ordinato passaggio di consegne dello stato di avanzamento dei progetti che ho e abbiamo attivato. Mi riferisco a temi e politiche che mi stanno particolarmente a cuore, oggetto delle mie ultime proposte di delibere che riguardano importanti investimenti pubblici per la salute dei cittadini, per la realizzazione di ulteriori Case di Comunità e per ridurre drasticamente le liste di attesa negli ambulatori”.