Dimissioni Governo Draghi e la guerra aperta Di Maio - Conte

La resa dei conti e le parole durissime del ministro degli Esteri sui vecchi compagni di viaggio: "Questo è il Papeete bis"

Sullo sfondo della crisi di Governo e le annunciate dimissioni del premier Mario Draghi si consuma una guerra aperta e totale tra Luigi Di Maio e Giuseppe Conte. E' proprio sulla lealtà e responsabilità verso il governo in carica che si scatenano gli strali del ministro degli Esteri, in realtà già pronto a bastonare l'avvocato del popolo all'indomani dell'ultima deblace elettorale ("Alle elezioni amministrative non siamo andati mai così male") e poi in occasione dei continui maldipancia dell'avvocato del popolo ("Non si può attaccare il governo un giorno sì e uno no") chiamato da Beppe Grillo a rilanciare il Movimento. Alla fine la rottura è arrivata con l'addio di Di Maio ai 5 Stelle dopo quasi 15 anni di appartenenza e la creazione di un nuovo partito. E ora quelli che prima potevano sembrare dissapori o differenti vedute sulla linea da dare al partito si sono trasformati in un vero e proprio j'accuse contro i vecchi compagni di viaggio definiti cinici e opportunisti che "sperano in 9 mesi di campagna elettorale per risalire nei sondaggi  - ha tuonato Di Maio - ma così condannano solo il Paese al baratro economico e sociale, che trascina il paese al voto anticipato e al collasso economico e sociale".

 Chi subì il Papeete 1 adesso sta facendo il Papeete 

I primi passi Luigi Di Maio nel 2007 è all'apertura del primo meetup M5s nella sua città, Pomigliano D'Arco. Si candida come consigliere comunale nel 2010 ma non viene eletto. L'ostinazione però non gli manca, da semisconosciuto vince le parlamentarie che, nell'anno magico del Movimento, lo portano a Montecitorio e viene eletto vicepresidente della Camera - il più giovane della storia, a 26 anni - gli vale un passaggio in ascensore verso nell'Olimpo del M5s. È il 21 marzo 2013, l'inizio dell'ascesa.

Delfino di Grillo e Conte I Beppe Grillo lo definisce il "politico" del Movimento. In realtà i tre "moschettieri" non potrebbero essere pià diversi e la faccia pulita di Di Maio, di fronte al barricadero Alessandro Di Battista e al più compassato Roberto Fico, funziona sin da subito. E Luigi che non è stupido lavora per crearsi un profilo sempre più istituzionale. Nel 2017 viene promosso a capo politico, con voto bulgaro sulla piattaforma Rousseau e da quel momento è un'ascesa inarrestabile: l'elezione del 4 marzo 2018, il governo con la Lega, diventa vicepremier e ministro dello Sviluppo e del Lavoro. La liason con Matteo Salvini dura poco, culminata con lo strappo del Papeete.

Conte II Dopo la caduta del governo Conte 1, inizia a saldarsi l'intesa con il Pd. Segue il fuoco amico, il gelo di Grillo e il passo indietro dalla leadership del Movimento (2020). Ma la rinascita istituzionale è dietro l'angolo e coincide con l'approdo alla Farnesina nel 2019 sotto il Conte bis e con poi la conferma due anni dopo quando a palazzo Chigi arriva Mario Draghi.  Al ministero degli Esteri è uno che studia, si circonda di collaboratori capaci e si conquista il rispetto dei diplomatici nonostante i detrattori - interni ed esterni ai 5Stelle - continuino rivangare il passato da stewart allo stadio San Paolo di Napoli. Eppure nel Movimento le cose non migliorano, anzi.  

La resa dei conti e lo strappo Con l'arrivo di Giuseppe Conte, il cui secondo mandato cade per mano di un altro Matteo (Renzi), le cose all'interno del Movimento peggiorano. L'avvocato del popolo imprime una rotta sempre più barricadera per recuperare consensi che i 5 Stelle perdono a favore di un Pd moderato, che ha più appeal nell'elettorato di centrosinistra. I continui maldipancia di Conte ("Non si può attaccare il Governo un giorni sì e uno no") stridono con il ruolo istituzionale di Di Maio, specie quelli relativi alla guerra in Ucraina. Non bastano nemmeno gli auspicati aneliti verso il "campo largo" e alla fine lo strappo è inevitabile con l'addio al Movimento dopo un'avventura lunga quasi 15 anni. Di Maio fonda "Insieme per il futuro", partito di chiara partito di ispirazione dichiaratamente moderata, atlantista ed europeista. Praticamente l'opposto del Movimento 5 Stelle.