Stop al riso golpista del Myanmar, i produttori pavesi: "Ora i dazi"

L’Ue ferma l’importazione di aziende legate ai generali. Per politica e associazioni non basta

Le società legate ai generali golpisti del Myanmar controllano gran parte dell’export

Le società legate ai generali golpisti del Myanmar controllano gran parte dell’export

Pavia, 25 marzo 2021 - La soddisfazione è ancora parziale, in attesa dell’ufficializzazione da parte dell’Unione Europea delle sanzioni nei confronti dei golpisti del Myanmar. E delle attese ripercussioni sulle importazioni di riso, che stanno danneggiando i risicoltori pavesi. Una richiesta lanciata con forza dalla Coldiretti Pavia e dal suo presidente Stefano Greppi, risicoltore, a difesa di uno dei comparti più significativi per il territorio: Pavia è la prima provincia risicola d’Europa, con circa 80mila ettari coltivati a risaia. Per ora nessun commento sulle sanzioni decise lunedì dal Consiglio dell’Unione Europea: la Coldiretti attende l’ufficializzazione dell’elenco delle aziende colpite perché stanno legittimando la giunta militare golpista. In base a fonti d’agenzia internazionali, le sanzioni riguarderebbero anche la "Myanmar Economic Corporation (MEC) di proprietà statale gestita dal dipartimento della difesa – spiega la Coldiretti – che lavora con i comandanti regionali per esportare le eccedenze di riso trasferendo i profitti al regime militare". Se le sanzioni fossero estese alla Mec, di fatto costituirebbero l’auspicato blocco delle importazioni di riso accusate finanziare i golpisti birmani. "Le importazioni di riso in Italia dalla Birmania – spiega ancora la Coldiretti – hanno superato nel 2020 i 13 milioni di chili per effetto di un aumento del 68% grazie al sistema di preferenze generalizzato con l’Unione Europea di cui gode il Paese asiatico". Ma le richeiste sul tavolo non si esauriscono qui. "Bene la decisione del Consiglio Ue, ora però la Commissione europea abbia il coraggio di sospendere il regime agevolato Eba ripristinando i dazi sull’import di riso", dice l’europarlamentare pavese Angelo Ciocca (Lega), membro della Commissione agricoltura al Parlamento europeo, che insieme all’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Fabio Rolfi, aveva lanciato la petizione per fermare il riso birmano.