Pavia, violenza sessuale sulla figlioletta: chiesti otto anni per una mamma

Gli abusi sarebbero stati compiuti col coinvolgimento di un vicino e del fratello di quest’ultimo

Violenza contro le donne (foto d'archivio)

Violenza contro le donne (foto d'archivio)

Pavia, 12 febbraio 2021 - L’accusa ha chiesto la condanna a otto anni e sei mesi di reclusione per una 58enne italiana accusata di violenza sessuale nei confronti di sua figlia. I giudici del tribunale di Pavia hanno rinviato l’udienza al 18 marzo per la lettura del dispositivo della sentenza. La donna avrebbe compiuto gli abusi tra il 2003 e il 2012, sin da quando la figlia aveva appena quattro anni. La parte offesa oggi è maggiorenne e si è costituita parte civile con l’avvocata Francesca Timi, la quale ha chiesto in sede di discussione un risarcimento di duecentomila euro. Secondo le accuse, la madre avrebbe toccato nelle parti intime la bambina in più occasioni, approfittando di momenti insieme nella loro casa in un centro del Pavese.

Ma non solo: per l’accusa, gli abusi si contestualizzano in un più ampio quadro di violenze ai danni dell’allora minorenne che avrebbero visto il coinvolgimento anche di un vicino di casa e del di lui fratello. Il vicino, un uomo anziano, si occupava della bambina ma in seguito è emerso che aveva compiuto atti sessuali nei suoi confronti. Lo stesso il fratello del pensionato, che aveva palpeggiato la piccola. Entrambi avevano scelto di affrontare differenti strade giudiziarie, il primo aveva optato per il rito abbreviato mentre il secondo per il patteggiamento. Invece, la mamma della giovane aveva scelto il rito ordinario e quindi per lei si è aperta la strada del dibattimento, ora in fase conclusiva. Le violenze erano venute a galla perché la piccola si era confidata con la nuova compagna del papà, la quale allarmata si era rivolta al genitore della bambina e alle forze dell’ordine. Inoltre, la minore si era confrontata con una coetanea. La testimonianza della parte offesa era quindi stata raccolta nel corso di un incidente probatorio in cui aveva raccontato gli episodi di abuso.