Tasse universitarie illegittime, ricorso al Tar

Il Coordinamento per il diritto allo studio chiede la restituzione di 2,4 milioni agli universitari

Università di Pavia

Università di Pavia

Un altro ricorso al Tar per le tasse che l’Università chiede ai propri studenti. Nell’atto notificato all’ateneo, infatti, il Coordinamento per il diritto allo studio (Udu) lamenta l’ennesimo sforamento delle tasse richieste per l’anno corrente e chiede il rimborso di 2,4 milioni di euro. Si arricchisce così il lungo contenzioso giudiziario sulla contribuzione studentesca che, negli ultimi dieci anni, ha fatto registrare al sindacato studentesco una lunga serie di vittorie. L’ultima sentenza è stata pubblicata nel luglio 2020, quando il Tribunale amministrativo regionale diede ragione al Coordinamento, riconoscendo l’illegittimità di una quota delle tasse richieste nel 2013 dall’Università di Pavia, pari a 4 milioni e 800mila euro. I giudici confermarono inoltre come, nel gettito totale delle tasse, dovessero essere conteggiati sia gli studenti in corso, sia gli studenti fuori corso.

“Dal 2020 chiediamo un abbassamento dei contributi universitari - spiega Simone Agutoli, segretario del coordinamento -. L’innalzamento della no-tax area nazionale ha infatti annullato il principale vantaggio di Pavia, ossia quello di avere una delle più alte percentuali di studenti esentati dai contributi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’Università di Pavia è scivolata in fondo alle classifiche nazionali e, attualmente, si colloca al sesto posto in tutta Italia per il maggior gettito pro capite derivante dai contributi studenteschi e, addirittura, al secondo posto per il maggior gettito pro capite dagli studenti in corso. Si tratta di una tassazione fuori legge, in quanto l’ateneo pavese chiede complessivamente agli studenti 29,7 milioni di euro mentre ne potrebbe esigere soltanto 27,3 – pari al 20% delle risorse ricevute dallo Stato”. Per queste ragioni il Coordinamento per il Diritto allo Studio ha chiesto l’attivazione di un apposito gruppo di lavoro e presentato un’elaborata proposta di riforma del modello di contribuzione dell’Università di Pavia, chiedendo tra l’altro l’innalzamento della no tax area, la creazione di una low-tax area con meno rate da pagare, il potenziamento del bonus fratelli e la cancellazione delle tasse aggiuntive fatte pagare dagli studenti dell’area medica tramite una divisione dei corsi in due aree, anziché quattro.

“Si tratta di un intervento realizzabile - rassicura Melissa Meader, consigliera di amministrazione dell’Università - grazie alle risorse stanziate dallo Stato per la copertura dell’innalzamento della no tax area, utilizzate da altri atenei proprio per abbassare le tasse. Il decreto ministeriale 1014 dell’anno scorso ha infatti riconosciuto all’Università di Pavia un incremento di risorse pari a 1,8 milioni di euro. L’anno scorso abbiamo condiviso con il rettore la necessità di creare un fondo da un milione di euro a favore degli studenti. Per quest’anno, però, siamo convinti che non sia ulteriormente rimandabile l’abbassamento delle tasse studentesche”. La battaglia per avere un sistema universitario gratuito e per ottenere un allargamento del diritto di accesso alla conoscenza è uno dei capisaldi dell’Unione degli universitari.

“Pavia non è sicuramente un’eccezione, molti altri atenei chiedono ancora una contribuzione studentesca oltre il limite di legge – aggiunge Giovanni Sotgiu, coordinatore nazionale dell’Udu -. Nonostante l’innalzamento della no-tax area nazionale a 22mila euro, infatti, tutte le Università della Lombardia sforano il limite massimo del 20% di quanto ricevono dallo Stato. Da anni denunciamo il sottofinanziamento del sistema universitario e le tasse studentesche eccessive: in quindici anni sono aumentate in media dell’88%, andando a determinare un sistema che si regge pesantemente sulle spalle delle studentesse e degli studenti, più che sugli investimenti statali. Questa dinamica, in particolare a seguito della pandemia e della grossa crisi scaturitane, non è più sostenibile né accettabile. Per questo motivo sosteniamo convintamente il ricorso amministrativo contro l’Università di Pavia e chiediamo alle governance degli atenei fuori legge innanzitutto di ripristinare uno stato di legalità, agendo immediatamente per abbassare le tasse. I rettori alzino piuttosto la voce nei confronti del governo affinché il bilancio dello stato riconosca maggiori risorse all’istruzione e alla ricerca, ancora troppo carenti nonostante i recenti aumenti che, comunque, sono raramente destinati al miglioramento della condizione studentesca”.