Pavia, strangolò la compagna: niente ergastolo. Le amiche: "L'hanno ammazzata ancora"

La Corte pavese non accoglie l’istanza di detenzione a vita per Alessio Nigro, reo confesso dell’omicidio di Lidia Peschechera: vizio parziale di mente

Davanti al Tribunale il presidio della rete "Non una di meno" contro la violenza di genere

Davanti al Tribunale il presidio della rete "Non una di meno" contro la violenza di genere

Pavia, 16 luglio 2022 - La Corte d’Assise di Pavia ha condannato a vent’anni di reclusione Alessio Nigro, 28enne a processo per l’omicidio dell’ex compagna Lidia Peschechera, uccisa a 49 anni anni il 12 febbraio 2021 nella sua casa di Pavia. Nella scorsa udienza la pm Diletta Balduzzi aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno. Ieri la Corte d’Assise di Pavia ha riconosciuto all’imputato un vizio parziale di mente, concedendo le attenuanti e ritenendo sussistente l’aggravante del legame con la vittima, sentenziando inoltre di non doversi procedere per il capo d’imputazione relativo all’accusa di furto ai danni della vittima, per querela presentata tardivamente.

Le amiche di Lidia alla lettura della sentenza hanno espresso sconforto: "L’hanno ammazzata un’altra volta". Oltre alla pena detentiva, la Corte ha stabilito che il risarcimento alle parti civili sia da stabilire in separato giudizio ma disposto due provvisionali da 40mila euro per la madre e l’ex marito di Peschechera e da 30mila per la sorella. Quest’ultima, Carmela Peschechera, assistita dall’avvocato Lara Rigamonti, a margine dell’udienza ha commentato: "Non mi interessano i risarcimenti. Ci si aspettava un’altra sentenza. Hanno ucciso due volte mia sorella ". L’avvocato Eleonora Malinverni, che ha assistito l’ex marito di Lidia, ha espresso "la delusione del mio assistito, in ogni caso rispettiamo la decisione della Corte".

Lidia Peschechera era stata strangolata da Nigro al culmine di una discussione nata perché lui aveva mancato l’appuntamento al Serd di Treviglio in quanto aveva bevuto e si era addormentato. Dopo il delitto Alessio Nigro aveva trascorso alcuni giorni nella casa di Lidia, poi era scappato a Milano compiendo alcune spese con la carta della vittima. Il suo difensore, Giovanni Caly, ha spiegato che "il vizio parziale di mente era evidente dalla documentazione agli atti. Avevo chiesto una sentenza giusta ed equilibrata e a mio avviso è stata data. Lui è già sottoposto a una terapia psichiatrica in carcere". Fuori dal Tribunale il presidio dell’associazione “Non una di meno“ contro la violenza di genere.