L'Sos di una madre: aiutate mio figlio annientato dalle slot

Daniela ha scritto alla Casa del giovane di Pavia: curate Marco

Un giovane intento a giocare alle macchinette

Un giovane intento a giocare alle macchinette

Pavia, 25 agosto 2016 - "Aiutatemi a salvare mio figlio ludopatico". Stanca di vedere il figlio Marco buttar via i suoi 21 anni, una mamma che vive in un piccolo centro ha chiesto aiuto alla ‘Casa del giovane’ inviando una lunga lettera nella quale descrive quello che definisce un "incubo partito in sordina". "Marco non ha mai amato i giochi elettronici – ha scritto mamma Daniela –. Alle scuole medie gli abbiamo regalato la Wii, ma in realtà ci giocava un suo amico, mentre Marco preferiva il pallone, la bicicletta, il karate. Poi l’adolescenza, con tutti i turbamenti, la frequentazione dei bar del paese e il rapportarsi con persone adulte e anziane che giocavano al Gratta e vinci".

Il passaggio alle slot è stato veloce. "Ci siamo accorti che qualcosa non andava – ha aggiunto Daniela –: i soldi non bastavano più, le richieste erano continue, la tensione e nervosismo crescevano. Poi sono cominciati i furti, prima in casa dal portafogli di mamma, papà, nonni, sorella e poi fuori casa. Abbiamo fronteggiato criticità continue e sfiorato denunce, cercando sempre di correre ai ripari con lui che piangendo prometteva che non sarebbe più accaduto. Abbiamo chiesto a tutti i baristi del paese di allontanarlo dalle slot, essendo minorenne (16-17 anni), consapevoli che è illegale far giocare un minore. Ci veniva garantito che sarebbe stato fatto, ma la realtà era un’altra. Intanto il tempo passava e Marco raggiungeva la maggiore età".

Ora il ragazzo riceve soldi contati: 5 euro al giorno con i quali compra le sigarette, un caffè o un gelato, ma il resto se lo gioca. "Raramente vince – ha raccontato ancora la donna –, ma quando accade è terribile perché si rigioca tutto, cadendo poi in uno stato di annichilimento assoluto. Sensi di colpa e svilimento di sé si alternano ad atteggiamenti aggressivi e rivendicativi nei confronti di noi genitori, colpevoli di non dare abbastanza denaro". I soldi sono un’ossessione. Marco non ha terminato la scuola, non ha preso la patente, non legge più, non vede film, ha abbandonato il karate dopo essere arrivato a cintura nera. Un anno fa si è rivolto al Sert dove c’è un ambulatorio per i giocatori d’azzardo.

"Nostro figlio ha bisogno di ricostruire se stesso, ma con tutto l’amore che abbiamo per lui – ha proseguito la mamma –, non possiamo farlo a casa, lasciandolo solo in un ambiente dove il gioco è presente in ogni bar. Abbiamo bisogno dell’aiuto di una struttura comunitaria. Io e mio marito non riusciamo più ad andare a bere un caffè, senza provare compassione per le persone che vediamo sedute nella più assoluta solitudine davanti alle slot e rabbia verso uno Stato che, come un pater familiae, dovrebbe proteggere i suoi cittadini più deboli, e invece specula e guadagna sulle loro fragilità". E l’appello di Daniela è andato a segno: la Casa del giovane accoglierà Marco. "Se la legge non prevede cura residenziale per questa patologia, diventeremo dei fuorilegge", ha garantito alla donna Simone Feder, psicologo dell’area adulti della comunità.