Pavia, 2,5 milioni di euro in immobili sequestrati a capo clan Sinti

Indagine congiunta della Dia di Milano e dei carabinieri di Pavia dopo l'operazione "Fake police" del 2016

In azione Dia e Carabinieri

In azione Dia e Carabinieri

Pavia, 1 ottobre 2020 - Investimenti immobiliari con i proventi di rapine, truffe e furti. La Direzione investigativa antimafia di Milano e i carabinieri di Pavia hanno illustrato questa mattina l'esito dell'indagine congiunta scaturita dall'operazione "Fake police" del 2016, che aveva portato a 7 arresti per un totale di 82 tra rapine, truffe e furti commessi nelle province di Pavia, Lodi, Cremona, Piacenza, Milano, Bergamo e Brescia. Ricostruendo la "biografia criminale", fin dagli anni '80, del capo clan Sinti A.D., 58enne residente ad Asti, Dia e Arma hanno ottenuto dal Tribunale di Torino la misura di prevenzione patrimoniale che ha portato al sequestro di beni immobili per un valore complessivo di 2,5 milioni di euro, nelle province di Pavia, Asti, Alessandria e Savona. Tutti intestati a parenti o prestanome, ma riconducibili all'attività illecita dell'associazione a delinquere capeggiata dal 58enne.

A Pavia e San Genesio, i 2 appartamenti e il garage che nel 2015 erano utilizzati dalla banda come basi operative e punti di partenza per le scorribande in mezzo Nord Italia, erano stati poi affittati, come pure altri immobili ad Asti (anche 6 terreni agricoli), a Casale Monferrato e a Finale Ligure, acquistati col provento delle attività criminali, in base alle ricostruzioni dell'accusa che ora dovranno essere vagliate dal Tribunale di Torino nel procedimento finalizzato alla confisca definitiva degli stessi beni. Ad Asti sequestrata anche la grande villa residenza del capo clan, attualmente sottoposto alla misura di sorveglianza speciale con obbligo di dimora dopo le condanne definitive per i vari reati contestati nel corso degli anni.