Protesta permanente in Oltrepò: "Un dovere per gli agricoltori e l’intero popolo italiano"

Un centinaio di trattori simboleggia a Codevilla le ragioni della categoria sulle barricate. I tre punti: costo delle materie prime, prodotti importati dall’estero, dialogo con le istituzioni.

Protesta permanente in Oltrepò: "Un dovere per gli agricoltori e l’intero popolo italiano"

Protesta permanente in Oltrepò: "Un dovere per gli agricoltori e l’intero popolo italiano"

"Un dovere morale per l’intera categoria e per il popolo italiano": Enrico Chioetto, portavoce di un centinaio di agricoltori in presidio permanente nel piazzale dell’area Tucano Fiere, spiega perché stiano manifestando. Tre i punti su cui si concentra la protesta: un prezzo adeguato per la materia prima, che non venga spacciato per 100% italiano il prodotto che non lo è, un dialogo tra agricoltori e istituzioni.

"A causa dei passaggi intermedi, la materia prima viene pagata pochissimo mentre il consumatore la paga moltissimo – ha spiegato Chioetto che ha un’azienda agricola di medie dimensioni e lavora conto terzi – Vorremmo che venisse tutelato il produttore, che non riesce a stare nei costi, come chi va a fare la spesa faticando sempre di più".

In molti casi poi si acquista la pasta perché il grano con cui è prodotta è totalmente italiano, mentre non è vero. "I prodotti d’importazione non hanno la stessa qualità dei nostri perché non sono sottoposti alle stesse direttive. Bisognerebbe indicare correttamente in etichetta la percentuale di materia prima che arriva dall’estero. Inoltre vorremmo dialogare con le istituzioni, perché siamo noi a toccare la terra e potremmo anche consigliare come correggere alcune decisioni".

Il presidio rimarrà finché non si troveranno soluzioni. "Il punto strategico di Codevilla vuole essere anche il luogo degli incontri, ma ne avremo anche altri dove tenere confronti con i consumatori e spiegare le ragioni della protesta. Poi verranno organizzate altre manifestazioni, sempre pacifiche. Dobbiamo trovare soluzioni, altrimenti si chiude perché i guadagni sono risicati e i costi alle stelle. Ma se si chiude, il 90 per cento dei lavoratori perde la propria occupazione e il Paese si ferma".

Manuela Marziani