UMBERTO ZANICHELLI
Cronaca

Posta nelle case a giorni alterni. Via in altri quattro comuni

La Cisl: si va avanti nonostante i risultati siano disastrosi

I portalettere sono alle prese con accumuli di posta e ritardi

Pavia, 20 aprile 2016 - Una riorganizzazione che sta continuando nonostante i riscontri dei primi esperimenti, a Vigevano e Garlasco, siano stati tutt’altro che positivi. Nei giorni scorsi Poste Italiane, nonostante il veto del sindacato, ha avviato la riorganizzazione del servizio, che prevede la consegna della posta a giorni alterni, anche per Sannazzaro e Mortara in Lomellina; Broni e Casteggio in Oltrepo e, probabilmente dall’inzio di maggio, anche a Pavia, Voghera, Siziano e Belgioioso.

"I primi riscontri parlano di un vero e proprio disastro – commenta Maurizio Dassù, segretario Slp-Cisl di Pavia – e l’idea di estendere questo tipo di procedura anche al resto della provincia lo completerà. A nostro avviso il modello va rivisto soprattutto per quello che riguarda i carichi di lavoro, visto che le attuali tempistiche risultano essere del tutto improponibili. Si tratta di riscontri concreti che dicono che, negli ultimi 10 anni, le zone di recapito della nostra provincia hanno dovuto fare i conti con un taglio nell’ordine del 42%. I portalettere, che grazie agli investimenti previsti dall’accordo siglato lo scorso settembre avrebbero dovuto essere messi in condizioni di uscire a recapitare la corrispondenza entro un’ora dall’inizio dell’orario di lavoro, quando va bene escono tra le 10 e le 11 con disagi e accumulo consistente di posta da smaltire". Una situazione che si sta facendo sempre più difficile da gestire. "In questo quadro tutt’altro che positivo – aggiunge ancora il sindacalista – gli unici che sembrano essere preoccupati sono proprio i lavoratori che vedono messo a rischio il loro posto. Servirebbero infrastrutture, come i capannoni, per i quali però non sono stati previsti investimenti".

Da martedì prossimo quindi inizierà lo sciopero delle prestazioni straordinarie e i disagi per gli utenti sono destinati a crescere. L’altro motivo di preoccupazione riguarda invece la quotazione in Borsa di un altro 30% di Poste Italiane. "Se la proprietà dello Stato scendesse al di sotto del 50% – osserva Dassù – verrebbe meno il ruolo sociale dell’azienda con rivolti gravi per la collettività e gravissimi per i lavoratori. Questa scelta, che ha tanto il sapore della dismissione stride per altro con le dichiarazioni dei vertici aziendali che parlano di potenziamento degli uffici. Se oggi l’azienda ha cambiato la sua strategia non possiamo che accogliere la notizia come un segnale positivo".