Pavia, pensione ai postali: "Ora basta ritardi"

Un centinaio i pavesi che hanno aderito a Quota 100 e aspettano da mesi l’assegno. C’è chi ha problemi ad arrivare a fine mese

Alcuni dei neopensionati  che hanno aderito alla protesta promossa dal sindacato Slp Cisl

Alcuni dei neopensionati che hanno aderito alla protesta promossa dal sindacato Slp Cisl

Pavia, 19 novembre 2019 - Per una vita hanno pagato le pensioni a chi si presentava al loro sportello. Adesso che in pensione ci sono andati loro, però, non riescono a ricevere l’agognato assegno. Al centro di questa vicenda un po’ kafkiana i neo-pensionati di Poste che ieri mattina sono scesi in piazza. “Pensioni ai postali, basta ritardi” si leggeva su uno striscione affisso al muro della sede Inps di viale Cesare Battisti.

Un centinaio i pavesi che sono andati in pensione quest’anno con “Quota 100”, una cinquantina nel 2018 e lunghe le attese. C’è chi da un anno ha lasciato il posto di lavoro e non percepisce un euro aspettando il trattamento pensionistico, mentre altri aspettano da cinque, sei oppure otto mesi. «Chi vive in coppia – dice Maurizio Dassù di Slp Cisl, che ha organizzato la protesta – in qualche modo se la cava. Una single, però, da sette mesi aspetta la pensione e si trova in enormi difficoltà. E magari non ha neppure il coraggio di parlarne». I tempi di attesa, che prima erano di circa tre mesi, sono aumentati nell’ultimo anno e adesso si sono fatti insostenibili. In tutta la Lombardia sono 1.300 le pratiche giacenti, effetto di una carenza di personale accusato dall’Inps, che dopo la soppressione di Ipost, l’Istituto postelegrafonici soppresso nel 2010, deve occuparsi anche degli ex dipendenti delle Poste. Ieri mattina, i sindacalisti hanno incontrato i vertici di Inps dai quali hanno saputo che in tutta la Lombardia c’erano soltanto due persone a sbrigare queste pratiche. «Ora sono stati assunti 12 impiegati – aggiunge Dassù – e la situazione dovrebbe sbloccarsi a breve. Vedremo se sarà davvero così».

Nel frattempo i lavoratori accusano le difficoltà più disparate sul fronte contributivo. Ci sono gli ex ricorsisti, coloro che avevano avuto due o tre contratti a tempo determinato come portalettere e nel primo decennio degli anni 2000 sono stati assunti per decisione del giudice del lavoro. "Queste persone – sottolinea il segretario di Slp Cisl – non hanno la possibilità di controllare i versamenti contributivi che ammontano a 10-20mila euro e completare le istanze di ricongiungimento a causa della momentanea indisponibilità del fondo Poste". E anche chi vorrebbe sapere se ha i requisiti per andare in pensione aspetta una risposta dalla primavera. "Il problema – fa notare Maurizio Dassù – è che i software di Ipost e di Inps non riescono a colloquiare. Siamo nell’era del 5G e i nostri sistemi informatici non si parlano, quindi non riescono a trasferirsi i dati". E tutto questo avviene mentre i neo pensionati o gli aspiranti tali non riescono neppure a ricevere informazioni sullo stato d’avanzamento delle pratiche. Eppure quasi 9 anni fa avrebbero dovuto diventare operativi i poli dedicati alla presa in carico di istruttorie e istanze.