Pavia, i residenti di via De Motis: "Noi, segregati dalla palazzina collassata"

In base a un’ordinanza del Tribunale, infatti, sono state collocate barriere protettive per preservare gli edifici attorno da un eventuale crollo improvviso

Pavia, i lavori nella palazzina collassata

Pavia, i lavori nella palazzina collassata

Pavia -  Oltre un anno fa hanno dovuto lasciare i loro appartamenti e scappare solo con quello che avevano addosso. A 14 mesi di distanza la palazzina C di via De Motis, parzialmente collassata, è inagibile e i vicini segregati. In base a un’ordinanza del Tribunale, infatti, sono state collocate barriere protettive per preservare gli edifici attorno da un eventuale crollo improvviso.

«Non si può vivere in queste condizioni – dice Monica Musso, che abita nella palazzina di proprietà di Aler che si affaccia sull’edificio in parte collassato – Per chiudere il gas della palazzina C hanno aperto un buco che avrebbero dovuto chiudere dopo quattro giorni, ed è ancora aperto. E da quel buco vengono fuori i topi. Inoltre, l’impalcatura con il vento si è piegata e noi stiamo in casa con la luce accesa perché ci crea oscurità".

Nelle scorse settimane l’inquilina ha inviato una lettera ad Aler per fare presente, tra i vari disagi, la paura che i residenti hanno perché sull’impalcatura si potrebbero arrampicare ed entrare in casa dei malviventi. "Nessuno si è fatto vivo con noi – insiste Musso – Dovremo passare così tutta l’estate?".

Ma se chi vive in via De Motis si sente in prigione, anche chi abita nelle villette di via Trecourt è penalizzato. "Il Comune mi ha chiesto il pagamento della tassa per il passo carraio – sottolinea Sergio Trioni – che non posso usare. Mia moglie è inferma, se avesse bisogno di una visita, dovrei portarla, magari sotto la pioggia, dove tengo la mia auto".

«E non ci sentiamo neppure sicuri – aggiunge il figlio Marco – Se dovesse crollare la palazzina, le barriere protettive non ci salverebbero". Tutti sperano che presto possa essere demolita la palazzina C, 9 alloggi, di cui uno di proprietà di Aler, riscattati da “vecchi“ inquilini che in quegli appartamenti avevano tutta la loro vita. "La demolizione con un asilo a poca distanza non sarà facile, non la si può far brillare", sottolinea Cristina Zaboia, proprietaria di un appartamento dell’edificio collassato. Abbatterlo costerà 100mila euro che dovranno versare i proprietari. Famiglie che stanno ancora pagando il mutuo e anziani costretti a spostarsi in una Rsa.