Omicidio Gigi Bici, consulenti al lavoro: iniziato l'esame delle telecamere

Analisi sui filmati degli occhi elettronici che circondano la villa di Barbara Pasetti. Ci vorrà tempo per gli esiti

Barbara Pasetti

Barbara Pasetti

Pavia - È quasi completamente circondata da telecamere la villa di Calignano di Barbara Pasetti, la fisioterapista 40enne finita in carcere con l’accusa di tentata estorsione nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Luigi Criscuolo, per tutti Gigi Bici.

"Non funzionano - aveva dichiarato la donna in un’intervista appena dopo il ritrovamento del cadavere del commerciante avvenuto il 20 dicembre -. A settembre le ho dovute spegnere perché erano guaste". Pochi giorni dopo, però, la fisioterapista si era corretta e aveva sostenuto che il corpo senza vita di Gigi era stato abbandonato dietro la casa perché "c’erano delle telecamere che avrebbero potuto riprendere l’auto, il furgone, le due persone che lo trascinavano". Gli occhi elettronici funzionavano, ma se quelli puntati "verso l’interno riprendevano - aveva aggiunto - quelle verso l’esterno non lasciavano vedere nulla se non nebbia".

Che cosa abbiano registrato davvero quelle telecamere lo diranno gli esperti. È iniziato ieri al dipartimento di ingegneria dell’Università di Pavia, l’esame dei filmati raccolti dalle telecamere della villa, esame che potrebbe richiedere diverso tempo perché gli occhi elettronici sono piuttosto datati. La perizia è affidata al professor Antonio Barili, consulente tecnico della Procura. Egli dovrà inoltre esaminare il cellulare e il computer di Barbara Pasetti, indagata anche per omicidio e occultamento di cadavere. Con il telefonino la donna potrebbe aver scattato le foto al cadavere circa un’ora prima del presunto ritrovamento da parte del figlio. Non solo, con il cellulare Barbara Pasetti l’8 novembre giorno della scomparsa di Gigi Bici, ha chiamato per sei volte il padre, ha inviato messaggi whatsapp a diversi amici del 60enne e chattato con una dei suoi figli, Katia quando stava cercando il padre che sembrava svanito nel nulla. Con il computer, invece, potrebbe aver inviato in copisteria le lettere estorsive dirette alla famiglia e fatte recapitare l’1 e il 6 dicembre, oltre all’ultima missiva con i particolari del delitto che la donna ha detto d’aver trovato nella buca delle lettere dopo il ritrovamento del cavadere che ha fatto stampare il 13.

La consegna del materiale è avvenuta alla presenza del consulente nominato dalla difesa, un esperto di Genova e dagli avvocati della famiglia di Criscuolo Yuri e Graziano Lissandrin per tre dei figli e Alessandro Bozzi per la compagna del 60enne e la figlia Stefania. Dall’esame delle telecamere gli inquirenti sperano di raccogliere elementi utili sulle ore che hanno preceduto il ritrovamento del cadavere e forse anche su quanto è accaduto dentro e fuori dalla villa (un ex monastero del Seicento) l’8 novembre. Nel frattempo si attende di conoscere l’esito delle perizie sulla pistola e i proiettili trovati nella casa della fisioterapista, e degli accertamenti botanici sulle foglie che coprivano il cadavere.