Fuggì con la figlia all’estero, condannata a due anni di carcere

Nel 2012 scappò con la piccola. L’avvocato: "Ha sempre dichiarato sin dall’inizio di sentirsi in pericolo"

Una donna ucraina è stata condannata a due anni di reclusione e al pagamento di ventimila euro, con sospensione della pena, per il reato di sottrazione di minore. Nel 2012 aveva infatti portato all’estero la figlia, allontanandosi dal padre della piccola, un cittadino egiziano. I due avevano una relazione, durante la quale la donna, trentaquattrenne che risulta essere residente in Oltrepo Pavese, è rimasta incinta. È nata così la piccola. Ma poi, sarebbero iniziati i problemi. Tensioni nella coppia che avrebbero portato madre e padre a una crisi. La difesa della donna, affidata al legale Alessio Corna, sostiene che l’uomo l’avrebbe minacciata e aggredita: "La mia asssitita ha dichiarato sin dall’inizio di sentirsi in pericolo e di essere fuggita per questo motivo", ha commentato l’avvocato. Nel 2012 quindi, la donna con la figlioletta che all’epoca dei fatti aveva solo due anni, si allontana dall’Italia contro la volontà del padre della piccola e raggiunge l’Ucraina.

È scattata quindi una battaglia legale tra i due, coinvolgendo sia il tribunale dei minori che quello ordinario. Alla donna è stato contestato il reato di sottrazione di minore, previsto dall’articolo 574 del codice penale, oltre che di aver ignorato un provvedimento del tribunale di Pavia con cui si proibiva a entrambi i genitori di abbandonare il territorio italiano con la bambina. Dopo un lungo processo, ora la donna è stata condannata: "Sicuramente ricorreremo in appello – ha sottolineato l’avvocato Corna -. Ricordiamo inoltre che il padre della minore non ha mai spontaneamente pagato gli alimenti tanto che abbiamo dovuto provvedere al pignoramento dello stipendio". Ancora adesso madre e figlia vivono fuori dall’Italia.

Nicoletta Pisanu