Fibronit, la fabbrica killer è pulita. Sparito l’amianto resteranno i morti

Broni chiude la bonifica, ma le conseguenze dureranno per altri 13 anni. I capannoni pronti per la demolizione

I capannoni vuoti e ripuliti della fabbrica

I capannoni vuoti e ripuliti della fabbrica

Broni (Pavia), 4 febbraio 2021 - La lunga scia di morte per l’amianto proseguirà almeno per altri 13 anni, ma ora si può finalmente entrare nell’area dell’ex-Fibronit senza temere di respirare le pericolose fibre del killer silenzioso. Ieri mattina il sindaco di Broni, Antonio Riviezzi, insieme a Ennio Cadum di Ats Pavia (direttore del Dipartimento igiene e prevenzione sanitaria e responsabile dell’Uoc Salute e ambiente e progetti innovativi), hanno mostrato il risultato del completamento del secondo lotto della bonifica (costato 13,5 milioni di euro), col quale è stato rimosso tutto l’amianto

«La fabbrica è dismessa dal 1994 - ricorda il sindaco Riviezzi entrando nell’area - quando è cessata la produzione. A Broni la Fibronit aveva portato lavoro: sono arrivati a lavorarci fino a 1.300 operai, che nel corso degli anni sono stati in tutto circa 4mila. Le conseguenze in termini di salute le stiamo purtroppo ancora pagando e il tempo di latenza arriva fino a 40 anni». «Il picco di mortalità - conferma Cadum - è stato calcolato tra il 2020 e il 2025, poi calerà, ma l’incidenza proseguirà fino almeno al 2034 solo per quello che era avvenuto dentro la fabbrica». Anche dopo la fine della produzione le fibre di amianto hanno proseguito a disperdersi nell’aria di Broni. «Abbiamo comparato studi sulla mortalità, per gli anni dal 1980 al 2015, e sull’incidenza delle malattie, tra il 1990 e il 2012 - spiega Cadum - e il rischio a Broni è risultato moltiplicato di 22 volte. Con una media di 46 morti all’anno».

Solo con l’inizio della bonifica i pericoli hanno iniziato a ridursi. «Il primo lotto - ricorda ancora il sindaco Riviezzi - è iniziato nel 2007 e ora si è concluso il secondo lotto, che è stato quello più complesso per la rimozione di tutto l’amianto». In precedenza i capannoni erano stati impacchettati, ora tutte le coperture sono state rimosse. Gli scheletri sono coperti di speciali vernici che impediscono la dispersione di fibre residue. Vernice azzurra sul cemento dei pavimenti, sia interni che esterni, vernice rossa sui pilastri e sulle pareti. In attesa che venga tutto abbattuto, col terzo e ultimo lotto della bonifica, già finanziato per 17 milioni di euro, con procedure definite grazie alla classificazione dell’ex-Fibronit come Sin (Sito di interesse nazionale) per la bonifica.

«Siamo in fase di progettazione – spiega Riviezzi – e verso l’autunno, al massino entro fine anno, il progetto sarà sottoposto all’approvazione della Conferenza dei servizi a Roma». «I tempi tecnici – aggiunge Cadum – sono di almeno 3 anni». «Nel frattempo – incalza il sindaco – stiamo pensando a come riutilizzare questa immensa area, di 140mila metri quadrati. Vorremmo condividere la progettazione con tutti gli enti e le istituzioni che hanno contribuito alla bonifica, dal Ministero dell’Ambiente alla Regione, ma anche ai cittadini». «Ci sono dei limiti - spiega Cadum - nel suolo c’è comunque amianto: ora è sicuro, ma non si può ad esempio scavare». Silvio Mingrino, presidente dell’Associazione vittime amianto (Avani) ha rilanciato la sua proposta di un parco fotovoltaico. «Potremmo lanciare un concorso internazionale di idee – conclude il sindaco Riviezzi – partendo dal tema della tutela ambientale».