Eitan rapito, il sindaco di Pavia: "E' figlio di questa città, torni a casa"

Il primo cittadino Fabrizio Fracassi: "Bisogna trovare una soluzione che non abbia i tempi lunghi della giustizia, ma quelli ragionevoli del buonsenso"

Il sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi

Il sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi

Pavia, 13 settembre 2021 - "È difficile parlare di Eitan, in questi giorni. Il fatto che sia stato portato via è una notizia sconvolgente, che ha colpito tutta Pavia: perché Eitan è un figlio di questa città ed è come se fosse il bimbo di tutti. È una situazione molto delicata e c'è un fascicolo aperto in Procura che ipotizza il reato di sequestro, ragione per cui bisogna fare molta attenzione alle parole. Una cosa, però, sento la necessità di dirla: si metta l'interesse del piccolo davanti a ogni altra considerazione, si abbia la giusta sensibilità nei confronti dei suoi sentimenti''. Così il sindaco di Pavia Mario Fabrizio Fracassi ha voluto commentare la vicenda che coinvolge il piccolo sopravvissuto alla strage della funivia del Mottarone. .

''Eitan ha subito un lutto terribile, che getterebbe nella disperazione un uomo adulto, figuriamoci un bambino della sua età. Faticosamente stava cercando di tornare a qualcosa che sembrasse la normalità, ricongiungendosi ai suoi compagni, dalle Canossiane, e muovendo i primi passi dopo la tragedia in un contesto che conosce. Sradicarlo da tutto questo può avere un impatto devastante. Invito chi di dovere a rifletterci, con il cuore in mano. È più che giusto che Eitan visiti Israele e riscopra le sue radici (lo faceva già, in vacanza, con i suoi genitori), ma ora è più che mai necessario che torni a casa. Bisogna far presto, però: prima che si renda conto di quanto è successo e viva, suo malgrado, un'ulteriore lacerazione. Bisogna trovare una soluzione che non abbia i tempi lunghi della giustizia, ma quelli ragionevoli del buonsenso. Bisogna tentare la via della diplomazia reciproca. Mi auguro che le Autorità e l'opinione pubblica israeliane facciano proprio questo principio, prendendo rapidamente posizione. Mi auguro che la parte della sua famiglia che vive in Israele lo faccia ancora prima. Noi, dal canto nostro, faremo tutto ciò che serve, tutto ciò che è possibile. Forse siamo ancora in tempo''.

Jet privato e complici: così il nonno ha portato via Eitan

La visita del nonno materno per nascondere la fuga dall’Italia, il passaggio in auto del confine svizzero e il volo privato da un aeroporto elvetico, forse Lugano. Solo quando Eitan era già atterrato in Israele il messaggio alla zia paterna che ha quindi denunciato l’accaduto in questura. Con l’inchiesta della procura di Pavia per eventuali responsabilità penali che inevitabilmente si affianca al contenzioso sull’affidamento del minore, un ambito civilistico che si complica con l’internazionalità della vicenda. La ricostruzione dell’accaduto è ancora necessariamente parziale, perché chi ha compiuto quello che può essere considerato un sequestro di persona, o più propriamente una sottrazione internazionale di minore, non ha svelato i propri piani, certo non prima ma neppure dopo. Quel che è certo è che alle 11.30 di sabato, il nonno Shmuel Peleg ha prelevato Eitan Biran, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto della tragedia della funivia del Mottarone, dalla casa dove ora viveva a Travacò Siccomario, alle porte di Pavia, con la famiglia della zia paterna Aya Biran-Nirko, che ne aveva ottenuto l’affidamento dal tribunale. Una visita autorizzata e concordata con lo stesso tribunale, ma che doveva durare solo fino alle 18.30. Anziché rimanere in città con il nipotino, che non poteva espatriare, è iniziato forse già in mattinata il viaggio con destinazione ultima Israele. Verso le 20, quando è arrivato il messaggio "Eitan è a casa", il piccolo era infatti già atterrato col nonno e non a caso le prime notizie sono state diramate sabato sera da Tel Aviv. Nel mezzo il volo, di circa 4 ore, non di linea ma privato, con decollo dalla Svizzera, e il precedente tragitto in auto da Pavia e l’attraversamento del confine elvetico. Tutto molto ben pianificato, anche senza dar credito a presunti contatti del nonno con gli ambienti dell’intelligence israeliana.