Pavia, vincere il concorso non dà lavoro

L’odissea di una donna: ha superato una selezione nel settore pubblico annullata perché troppo difficile. Non l’hanno assunta

Un concorso pubblico, foto di repertorio (fotofiocchi)

Un concorso pubblico, foto di repertorio (fotofiocchi)

Pavia, 9 dicembre 2019 - Più di tre anni e mezzo di attesa per avere il posto di lavoro, un ricorso rimbalzato tra diversi uffici giudiziari tra cui la Cassazione. Eppure Daniela Cosentino, nota come la candidata «troppo brava», era stata l’unica ad aver superato la prova, poi annullata perché «troppo complessa». La 41enne infine ha vinto la sua battaglia. La Corte d’Appello di Milano le ha dato ragione, ordinando l’immediata assunzione.

Daniela Costentino attende la chiamata dell’Ats di Pavia, per prendere servizio e incassare anche gli stipendi arretrati dal 18 maggio 2016 a oggi: circa 70mila euro. «Nella mia esperienza professionale ho seguito diversi ricorsi, ma è la prima volta che mi trovo di fronte a questa bizzarria della giustizia», spiega il legale della donna, l’avvocato Stefano Nespor, esperto di lavoro e ambiente, riferendosi all’iter travagliato del ricorso. Una vicenda che, però, potrebbe riservare ancora uno strascico. «La nostra controparte ha sostenuto grosse spese - spiega - ma a pagare sono i cittadini, perché si tratta di soldi pubblici, della collettività. Per questo stiamo valutando se presentare un esposto alla Corte dei Conti, perché se Ats si fosse fermata prima non saremmo arrivati a questo punto. In questi anni la nostra assistita ha svolto diversi lavori - sottolinea - di certo è stata danneggiata da tutto questo». Una vicenda che ha il suo prologo nel marzo 2016, quando 37 persone partecipano a una «selezione per l’assunzione di un coadiutore amministrativo di categoria B sulla base di graduatoria predisposta e inviata dal Centro per l’impiego», da assegnare al Dipartimento di prevenzione veterinaria. A superare il test un’unica candidata: Daniela Cosentino. Invece dell’agognato posto di lavoro, però, per la 41enne è arrivata una doccia fradda. L’Ats (ex Asl) di Pavia ha annullato la selezione perché «troppo complessa per la figura professionale richiesta», anche con l’obiettivo di prevenire eventuali ricorsi degli esclusi.

Daniela Cosentino ha scelto di dare battaglia, a luglio 2016 ha presentato il suo ricorso ed è iniziato un valzer di sentenze e di “rimpalli” tra uffici giudiziari. Nel frattempo l’assunzione è rimasta congelata. L’Ats, si legge nelle carte del procedimento, ha sostenuto che «il solo verbale della commissione esaminatrice che indica l’idoneità del candidato non determina di per sè l’automatico insorgere di un contratto di lavoro con la pubblica amministrazione, né un diritto soggettivo in capo al candidato di essere assunto». Non basta, in sostanza, aver superato il test per ottenere il posto. Inizialmente il Tribunale del lavoro di Pavia si è dichiarato incompetente e ha rimandato la questione al Tar ma dopo vari ricorsi, per decisione della Cassazione, è stata stabilita la competenza proprio del giudice del lavoro. La Suprema Corte, si legge nella sentenza depositata il 22 novembre 2018, ha sostenuto che «nel caso di procedure di assunzione mediante avviamento in base a graduatorie compilate dal Centro per l’impiego l’amministrazione è dotata unicamente di un potere di accertamento e valutazione tecnica senza spazio di discrezionalità». Ma il giudice del lavoro di Pavia, Donatella Oneto, ha dato torto alla ricorrente e ragione all’Ats di Pavia. Sentenza che, infine, è stata ribaltata dalla Corte d’Appello di Milano, che ha accolto il ricorso della 41enne. Per la «candidata troppo brava» non resta che attendere la chiamata, per firmare quel contratto di lavoro ottenuto a colpi di carte bollate. © RIPRODUZIONE RISERVATA