Caso Eitan, l'esperta: "Strappato alle persone che stavano diventando i suoi riferimenti"

Lavinia Barone, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università di Pavia, è sicura: lasciare l’Italia non lo aiuta a superare il lutto

Lavinia Barone, docente di Psicologia dello sviluppo

Lavinia Barone, docente di Psicologia dello sviluppo

Pavia - "Eitan ha subito un trauma gravissimo e ora è stato strappato alle persone che stavano diventando i suoi punti di riferimento". Lavinia Barone, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università di Pavia, psicologa, psicoterapeuta e direttore del laboratorio di psicologia dell’attaccamento e sostegno della genitorialità, che si occupa di legami familiari, bambini e adolescenti non ha mai seguito direttamente il piccolo superstite della tragedia che si è verificata il 23 maggio sul Mottarone, ma sta seguendo il caso del rapimento.  

"Nella tragedia della funivia Eitan ha perso la maggior parte delle persone significative per lui - aggiunge la professoressa -. A casa degli zii stava ritrovando altre persone alle quali affidarsi. Proprio adesso, quando ricominciava ad avere una vita normale fatta di scuola e amici, è stato portato via. Sicuramente Eitan in questo momento sa che cosa sta succedendo e conosce, magari non nei dettagli la diatriba familiare che è scoppiata. Non ci voleva. E’ un bambino che ha subito un trauma gravissimo, per questo motivo è un gesto esecrabile quello compiuto dai nonni".

Seguito da un’équipe di professionisti, Eitan stava compiendo diversi progressi e stava molto meglio, ma le ferite profonde faticano a rimarginarsi. La zia paterna Aya Biran, infatti, ha raccontato che aveva bisogno di lasciare i suoi occhiali al bambino quando andava in bagno per dargli la certezza che sarebbe tornata. "Gli psicologi lo consigliano spesso per rassicurare i bambini che vivono una sindrome d’abbandono. Evidentemente lo faceva in segno d’affetto e per dargli la certezza che sarebbe tornata, che non lo avrebbe lasciato". Secondo alcuni però per il bambino lasciare Pavia dove ha vissuto un lutto potrebbe aiurarlo a voltare pagina. "Non è così. Innanzitutto perché la tragedia non è avvenuta a Pavia e poi perché il bambino ha bisogno di vedere i luoghi in cui ha vissuto con i suoi genitori. Le emozioni negative ci sono, ma sicuramente vedendo la casa in cui abitava con mamma e papà non ci saranno solanto quelle. Ha bisogno di continuità". Per risolvere la controversia, i legali del nonno sostengono che si potrebbe chiedere al bambino dove prefesce vivere. "Un bambino con un trauma non può decidere dove deve andare. La domanda potrebbe essere posta male. Magari un’équipe di specialisti come quelli selezionati dal tribunale di Pavia può stabilire quali sono le figure di riferimento più idonee per far crescere Eitan". La zia paterna del bambino Aya Biran ha depositato ieri al tribunale della famiglia di Tel Aviv un’istanza per la restituzione di Eitan, l’ipotesi però è che i tempi possano essere lunghi. "Spero non lo siano. I tempi sono molto importanti. Non si può lasciare Eitan a lungo in Israele e poi riportarlo in Italia. Bisogna agire in fretta nell’interesse del minore".