Bimbo insultato in chat dalle maestre a Pavia. La mamma: "Siamo stati lasciati soli"

Dopo la richiesta di archiviazione per le maestre lei è l’unica indagata. Il legale: "Faremo opposizione"

Le chat su WhatsApp

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Pavia,  3 agosto 2022 - Una chat rimasta aperta sul computer della scuola e la scoperta di una mamma: l’alunno che in quelle conversazioni delle maestre veniva insultato era il suo bambino di 8 anni. "Pirla", "pirletta" e "bambino di m..." veniva definito lo scolaro che si diceva fosse anche sporco. Insulti che la madre, che pure insegna nella scuola frequentata dal figlio, non ha voluto archiviare, ma ha reagito presentando un esposto. E ora dalla procura è arrivata la richiesta d’archiviazione per le tre insegnanti che a vario titolo sono coinvolte nella vicenda. Secondo la pm Giuliana Rizza quelle parole offensive non sarebbero insulti, ma soltanto uno sfogo delle proprie frustrazioni.

Eppure la mamma non ci sta. "Abbiamo presentato opposizione - ha annunciato l’avvocato difensore Luisa Fiore - perché crediamo che la questione meriti un approfondimento istruttorio. Quelle parole usate in una chat di classe rappresentano una condotta carica di disvalore e questo viene rimarcato anche nella richiesta di archiviazione". Le insegnanti, sospese dal servizio dalle vacanze di Pasqua, sono state sottoposte anche a provvedimento disciplinare che al momento è ancora in corso. "Molto probabilmente fino a settembre non se ne conoscerà l’esito - ha aggiunto il legale - e non verrà comunicato a noi, ma soltanto alla scuola". In tutta la vicenda che riguarda quattro delle sue docenti la scuola ha provato a essere super partes e ora la famiglia del bambino vorrebbe che venissero sentiti i dirigenti scolastici che si sono succeduti da novembre - mese al quale risalgono le chat - alcuni genitori e gli altri docenti. Nei corridoi della scuola, infatti, la questione viene liquidata come una bega tra colleghe che ha ben poca rilevanza perché fortunatamente il bambino si è ripreso molto bene e non ha accusato il colpo. Nella vicenda tra adulti, invece, oltre al procedimento disciplinare, resta in piedi anche un’altra questione legale: il fascicolo che una delle maestre ha aperto in procura a Milano nei confronti della mamma per accesso abusivo a un sistema informatico malgrado il computer “incriminato“ fosse della scuola e non privato.

"La mia cliente aveva messo in conto una denuncia - ha proseguito l’avvocato Fiore - e non si è mai spaventata. Quando è venuta nel mio studio, subito dopo aver letto quelle conversazioni, era scossa, non riusciva a dormire la notte. Sapere che tuo figlio a scuola viene apostrofato in quel modo, deve fare molto male. Per questo motivo, di fronte a quanto ha letto ha preferito non tenere una condotta omertosa, si è fatta carico di una battaglia e ha deciso di denunciare le colleghe per evitare che anche altri bambini potessero passare quello che stava passando la sua famiglia e soprattutto il suo bambino. Purtroppo, però, i genitori si sono schierati dalla parte delle maestre e lascia l’amaro in bocca sentirsi solo in una battaglia. Soprattutto quando ci metti la faccia, non è bello che altri ti facciano passare per il cattivo".