Tortu, dall'eclissi dei 100 all'urlo nella staffetta: Filippo vive la sua giornata d'oro

Deluso nella gara individuale, lo sprinter brianzolo ha trascinato la 4x100 con un'ultima frazione da sballo. E ora il dualismo con Jacobs può fare la gioia dello sport azzurro

Filippo Tortu taglia il traguardo a Tokyo (Ansa)

Filippo Tortu taglia il traguardo a Tokyo (Ansa)

Alla fine il più felice (e il più incredulo) era lui. Filippo Tortu da Carate Brianza, anzi per la precisione della frazione Costa Lambro. Guardatelo quando taglia il traguardo e rialza la testa dopo aver appena buttato il busto oltre il rivale britannico, a completare una rimonta d'oro. Ha le mani nei capelli e strabuzza gli occhi. Come a dire "Cosa ho fatto! Cosa abbiamo fatto". Fino a oggi, fino all'incredibile successo dei razzi azzurri della 4x100, quest'Olimpiade di Tokyo era stata avara di soddisfazioni per l'ex primatista italiano dei 100 metri, record strappato a un certo Pietro Mennea nel 2018, 9''99 contro il 10''01 della leggenda di Barletta. Primo uomo dello Stivale a scendere sotto i 10'' netti, la traiettoria della carriera di Filippo nell'ultimo anno sembrava aver invertito la sua curva.

Andando a incrociarsi con quella, in clamorosa ascesa, di Marcell Jacobs. L'amico-rivale di Desenzano sul Garda, in pochi mesi, ha strappato a Tortu il primato italiano e il ruolo di leader assoluto dello sprint tricolore. Finendo poi per impreziosire il tutto con il fantastico oro nei 100 piani di domenica scorsa a Tokyo, condito dal nuovo primato europeo. Oggi, però, la felicità ha unito Filippo e Marcell in un abbraccio tricolore insieme ai compagni Desalu e Patta

"Il momento in cui ho corso - ha detto Tortu dopo la gara - è stato il più lucido. Poi ho pianto abbastanza e penso che piangerò ancora nei prossimi giorni. Non sono uno che si commuove facilmente e negli ultimi anni ho pianto due volte per gioia: la prima quando ci siamo qualificati per i Giochi, la seconda prima di questa gara nell'allenamento".  Filippo, forse, si sentiva nelle gambe l'impresa. "Mi sono venuti i lacrimoni mentre mi riscaldavo perché me lo sentivo che saremmo usciti da qui con l'oro al collo e non mi sono proprio immaginato un altro scenario. È da dividere in tante parti questa medaglia e se c'è oggi qualcuno che ci ha messo qualcosa in più è stato Lorenzo (Patta, ndr), ha corso da protagonista e da vincitore".

Difficile, prima dell'incredibile trionfo di squadra odierno, evitare il confronto fra le due stelle dello sprint in questi giochi. Da una parte il momento magico di Marcell, vincitore nella gara più importante (i 100 metri) della disciplina più importante (l'atletica leggera) inserita nella manifestazione più importante (le Olimpiadi), con tutti i riflettori puntati su di lui e sulla sua storia. Dall'altra l'eclissi di Tortu, uscito di scena in semifinale in quello che, fino a un paio di anni fa, sembrava essere l'appuntamento per la sua definitiva consacrazione. Che poi, a ben vedere, una semifinale a cinque cerchi mica è risultato da buttare. Eppure nel gioco di specchi, fino a oggi a Filippo era toccato il riflesso più opaco. E faceva quasi tenerezza vederlo aggirarsi abbacchiato dopo il suo settimo posto in 10''16.

Fino a oggi, appunto. Perché oggi il leoncino svezzato nella Polisportiva Besanese e cresciuto fra Vis Nova Giussano e la mitica Atletica Riccardi di Milano è tornato a ruggire. Schierato in ultima frazione il ragazzo allenato da papà Salvino ha risucchiato il britannico Nethaneel Mitchell-Blake con un lanciato sontuoso, ricacciando in gola l'urlo di trionfo a tutti i sudditi della Regina (compreso un telecronista passato dall'estasi allo sprofondo azzurro in un video diventato virale).

Grande tifoso della Juventus, attaccato alle sue radici sarde (ha un tatuaggio della silhouette dell'isola sul costato) e attento ai temi del sociale, Filippo ha avuto oggi la sua giornata perfetta, rialzando la testa dopo un momento difficile. Rilanciando, idealmente, la sfida a Marcell Jacobs. Fra tre anni ci sono le Olimpiadi di Parigi. Che bello sarebbe potersi godere una sfida tutta tricolore nei 100? Corriamo troppo? Forse. L'importante è che corrano loro due.