Monza-Torino, Patrizio Sala "gioca" l'esordio in serie A: "Non dimentico da dove vengo"

L'ex centrocampista: "Ero un figlio di operai, in biancorosso divenni grande. Il mio nipotino è tifoso sfegatato, a 9 anni si è abbonato in curva"

Patrizio Sala

Patrizio Sala

Monza, 13 agosto 2022 - "Certo, al Torino ho vinto uno scudetto, ho trovato la Nazionale con cui sono anche andato a giocare ai Mondiali (1978, una presenza nella finale per il terzo posto, ndr ), sono diventato un calciatore di serie A... ma non dimentico chi ero: un ragazzo di campagna, partito da Bellusco per raggiungere Monza, la città, e diventare grande. E quindi? Beh, credo che tiferò un po’ di più per per il Monza".Patrizio Sala, 67 anni, è uno degli esempi più fulgidi e belli dei ragazzi cresciuti in biancorosso e che hanno fatto fortuna al Torino. Impossibile non partire dalla sfida di questa sera all’U-Power Stadium per raccontare la partita più emozionante che si potesse immaginare.

"Io ero figlio di povera gente - ricorda Patrizio Sala – mio padre era operaio e contadino, ma a 15 anni la mia vita svoltò quando dall’oratorio di Bellusco fui preso nelle giovanili del Monza". Tempo un paio di anni e Patrizio Sala, centrocampista tuttofare, aveva dimostrato che aveva la stoffa per sfondare. "Esordii in prima squadra con allenatore Mario David e poi continuai con Alfredo Magni, vincemmo due Coppe Italia di serie C. Durante l’estate mi ritrovai ad allenarmi al Parco di Monza, e lì veniva a vederci anche il grande Gigi Radice. Sicuramente mi notò: in quel momento lui era senza squadra, aveva chiesto a David ci venire a vederci, poi andò al Cagliari e lo salvò. E quando l’anno successivo fu chiamato al Torino, mi volle con sé". Era iniziata l’avventura più grande e più bella.

"Radice era uno che faceva giocare sempre chi lo meritava, non guardava in faccia nessuno, premiava chi si impegnava e dava tutto. Io mi ritrovai titolare a 20 anni: era il 1975-76 e vincemmo lo scudetto, il primo e unico dopo la tragedia di Superga... Beh, sentivano che stavamo giocando per tutti loro, io saltai appena 8 minuti in tutta la stagione, fui il più giovane e presente di quella squadra". L’amore per il Torino era scattato. "Ero nato col sangue biancorosso, ma mi ritrovai con una piccola trasfusione di sangue granata".

E adesso? "Ora mio figlio, che ha 43 anni, e mio nipote, che ne ha 9, si sono appena abbonati... il mio nipotino è sfegatato, volevo comprargli l’abbonamento in Tribuna, ma lui ha preteso di andare in curva! È innamorato perso di questa squadra, adora giocatori funambolici come Dany Mota. Sono proprio contento che il Monza sia arrivato in serie A dopo gli anni bui del recente passato".