Negate le sedute da remoto, la consigliera comunale Pd e neomamma Francesca Dell’Aquila si dimette

Monza, il regolamento non lo permette. “Le dimissioni sono state una mia scelta, ma obbligata”. La presidente del Consiglio Cherubina Bertola: “Dire che sia stata costretta non è corretto”

La neomamma e consigliera comunale del Pd a Monza, Francesca Dell'Aquila

La neomamma e consigliera comunale del Pd a Monza, Francesca Dell'Aquila

Monza, 15 gennaio 2024 - A Monza il governo cittadino è espressione del centrosinistra e ovviamente anche il primo cittadino Paolo Pilotto, nato Dc ma da tempo Pd. Ma Monza sembrerebbe non essere una città per le donne almeno per quelle che sono state elette per il Pd in consiglio comunale e nel frattempo sono diventate madri. Questo a sentire la neo mamma Francesca Dell'Aquila che dice di essersi stata costretta a dimettersi perché non le è stato concesso di partecipare alle sedute di consiglio comunale da remoto.

La denuncia

"Ho partorito a settembre e durante la gravidanza ho proposto al mio gruppo consigliare una revisione del regolamento - ha spiegato Dell'Aquila - perché consigliere donne in gravidanza prima e mamme e papà dopo la nascita del bambino, potessero assolvere al proprio impegno pubblico a distanza". Seppure "il riscontro sia stato positivo - ha proseguito - mi è stato detto che sarebbe stato possibile nell'ambito di una revisione complessiva del regolamento, quindi tra circa un anno". Burocrazia? Forse ma non solo secondo la neo mamma.

L’attacco

Francesca Dell'Aquila ha quindi scelto di dimettersi: "lasciare un posto vuoto per mesi in aula non sarebbe stato moralmente corretto nei confronti del mio impegno e di chi mi ha eletta". Le dimissioni, ha concluso "sono state una mia scelta, ma obbligata, mi sarei aspettata una reazione più rapida per rompere quei vecchi schemi che tengono la società ingessata sulla pelle delle donne e dei bambini come accaduto per esempio con un ordine del giorno, a Genova e a Torino".

La difesa

"Non è stato possibile ragionare sulla vicenda perché non è stato presentato alcun ordine del giorno, la risposta forse potrebbe darla il capogruppo del partito, mi dispiace moltissimo che la consigliera dell'Aquila si sia dimessa, ma dire che sia stata costretta non è corretto". ha detto all'Ansa la presidente del consiglio comunale di Monza Cherubina Bertola. "Non ritengo corretto dire che sia stata costretta, rispetto a tutti quei consiglieri che hanno garantito il normale svolgimento del consiglio nonostante tutto - ha proseguito Bertola - anche perché mi era stato chiesto se fosse possibile allestire un'auletta per l'allattamento, e ho risposto di sì, ma poi la richiesta non è arrivata". Il Comune di Monza, ha spiegato la presidente del Consiglio, "ha utilizzato delle tecnologie artigianali in tempo di Covid, c'era una necessità specifica, ma ad oggi non supporterebbe ancora la partecipazione da remoto". Infine Bertola ha concluso: "credo inoltre che ridurre il ruolo del consigliere comunale alle sole sedute di consiglio sia svilente, serve che si stia sul territorio, pronti all'ascolto dei cittadini, non solo in relazione alla maternità ma anche ad altri impegni, che vanno tenuti in considerazione".

La reazione del Pd nazionale

Una vicenda quella di Monza  che non è piaciuta ai vertici del partito di Elly Schlein. “Non è accettabile quello che è avvenuto nel Consiglio comunale di Monza dove la consigliera Francesca Dell'Aquila è stata costretta a dimettersi perché il regolamento non permette che possa collegarsi in remoto per poter adempiere ad alcune esigenze da neo mamma. È arrivato il momento che tutte le assise pubbliche adeguino i loro regolamenti per permettere di conciliare la maternità agli impegni istituzionali. E questo deve avvenire con tempi celeri e procedure semplificate. Deve diventare un diritto acquisito e non una concessione". Pensiero e parole della vicepresidente nazionale del Pd e presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone.

"Nessuno - aggiunge - deve essere costretto a scegliere tra il suo ruolo di genitore e lo svolgimento del suo lavoro pubblico o privato perché non ci sono le condizioni per poter conciliare, specie oggi, che come si è visto le tecnologie aiutano a lavorare accorciando le distanze. L'alibi di regolamenti vetusti rischia di cancellare anni di battaglia per la parità di genere. Non solo, ma mostra anche una reticenza intollerabile rispetto al cambiamento di modelli organizzativi funzionali a rendere chi vuole avere una famiglia, le donne in primis, ma anche gli uomini che vogliano dedicarsi al ruolo genitoriale, protagonisti di una nuova cultura meno maschilista".

In Puglia il Consiglio regionale ha approvato una legge che non solo consente il collegamento da remoto in caso di gravidanza a rischio e per l'allattamento, ma riconosce questa possibilità sia alla mamma che al papà.