Gruppo Sapio, la rivoluzione dell’idrogeno: "Così puliremo il pianeta"

Il presidente Alberto Dossi: l’Europa è in ginocchio, pronti a un mix con rinnovabili e nucleare per stoccare energia e arrivare a emissioni zero

Alberto Dossi, presidente del Gruppo Sapio

Alberto Dossi, presidente del Gruppo Sapio

Monza - Il taglio delle forniture del gas dalla Russia, gli obiettivi fissati dall’Europa per la lotta al cambiamento climatico, l’aumento del costo di combustibili fossili e delle materie prime. E la direttiva REPowerEU con una politica di sviluppo chiamata “Hydrogen Accelerator” che dovrà andare a sostituire una parte della domanda di gas russo.

"In Europa i quantitativi di idrogeno sono stati raddoppiati: si parla di 10 milioni di tonnellate da produzione interna, 10 da importazione. E tutto questo è equivalente al 30% dell’import di gas dalla Russia ai massimi flussi. Non ci possiamo più permettere di dipendere da un Paese instabile, qualunque esso sia". Alberto Dossi, presidente del Gruppo Sapio, storica azienda monzese che dal 1922 produce idrogeno, guida la cordata di società, enti, università e case automobilistiche che stanno investendo sull’idrogeno. Parte dall’allarme lanciato dai climatologi sul riscaldamento globale e dalla transizione ecologica. Perché "se vogliamo arrivare ad avere un rapporto tra uomo e pianeta che sia di rispetto, dobbiamo smetterla di produrre Co2. Purtroppo anni fa si parlava di ecologia e non di transizione ecologica e questo ci ha portato ad una Europa in ginocchio da un punto di vista energetico".

Qual è lo scenario di partenza?

"La guerra. Ma ancora prima la crisi energetica arrivata a fine 2021 per cinque ragioni: riparte l’economia, quindi aumenta la domanda e aumenta il prezzo del gas; la Cina esce prima dal lockdown e si accaparra dalla Russia grandi lotti di gas; nel Nord Europa l’inverno è stato molto freddo e quindi il consumo di gas è salito; poca ventosità e piovosità hanno ridotto la produzione da fonti rinnovabili; ma la ciliegina è arrivata dal nucleare francese. La Francia ha dovuto fermare 39 reattori nucleari e tutto ciò ha portato il Prezzo unico nazionale da 50 euro al Megawattora del 2019 a oltre 500 euro. È complicato parlare di transizione energetica quando si è costretti a riavviare le centrali a carbone".

Occorre fare di necessità virtù...

"L’Italia purtroppo è un Paese povero di materie prime, importa dalla Russia una percentuale importante del fabbisogno annuale di gas, che per circa la metà viene impiegata per produrre energia elettrica. Se vogliamo uscire da questa dipendenza dobbiamo prevedere un mix energetico di rinnovabili (da sole non basterebbero a garantire la continuità della produzione), nucleare di nuova generazione con piccole centrali e poche scorie e un idrogeno con la funzione di stoccaggio di energia".

Quali sono gli obiettivi dell’Europa?

"Il petrolio e le benzine dovrebbero essere dismesse nel 2030, con uno stop delle auto a diesel dal 2035, per arrivare nel 2050 al Net Zero (ovvero emissioni nette zero di gas serra), evitando di usare anche il metano estratto dalla terra. Discorso opposto, invece, per il biometano che è fatto da scarti animali ed è a Co2 negativa".

Sarà, comunque, una transizione lenta, ma la crisi energetica sta già mettendo in ginocchio l’industria e la società. L’Italia come passerà questo inverno?

"Se sarà particolarmente rigido, tra gennaio e febbraio giacimenti e scorte accumulate si esauriranno. Arriveremo a dei razionamenti. Tanto è vero che Confindustria ed Enea hanno fatto una indagine fra tutte le aziende gasivore e compilato una lista top secret di aziende a cui la fornitura di gas non può essere in alcun modo interrotta".

Tornando ai benefici dell’idrogeno, ha parlato anche di serbatoi di stoccaggio. Come funzionano?

"Facciamo un esempio semplice: se io questa notte non riesco a dormine e voglio andare in salotto, devo poter accendere la luce, ma se dormo, questa energia che non impiego, se ne va. Si butta. Oggi il metodo per stoccare energia qual è? Le batterie? Perdono efficienza. Invece l’energia che io non utilizzo ma che le centrali devono produrre comunque, se invece di buttarla via la butto nell’acqua, produco idrogeno e lo metto in un serbatoio grande, stoccando così energia. Certo, non a costi competitivi perché nel salto dall’energia all’idrogeno ho un’efficienza del 60-70%. Eppure se questo idrogeno devo riconvertirlo in energia perdendo un altro 30%, perché lo faccio? Perché recupero energia che non utilizzo. Strategicamente è importante, anche se non ancora conveniente. Lo diventerà. L’Italia può giocare un ruolo fondamentale, c’è una ricerca molto spinta e avanzata. È una rivoluzione inevitabile che cambierà per sempre la domanda energetica nazionale. Servono investimenti tecnologici che permettano di ridurre i costi, consentendo economie di scala in fase di produzione: producendo idrogeno massivamente si abbasserà il prezzo a beneficio di tutta la filiera".