Ornago, la Hydro licenzia 9 operai e scatta Ia protesta. I sindacati: “Non glielo permetteremo”

Cgil e Cisl si mobilitano proclamando sciopero e chiedendo aiuto alla Regione "Hanno fatturato 25 milioni con il Superbonus, una scelta inaccettabile"

Alcuni lavoratori nello stabilimento della Hydro

Alcuni lavoratori nello stabilimento della Hydro

ORNAGO – Al calo della produzione la proprietà risponde con 9 licenziamenti e i lavoratori scioperano. Venerdì caldo alla Hydro Extrusion di Ornago, uno dei due siti italiani, l’altro a Feltre, nel Bellunese, della multinazionale norvegese dei profilati di alluminio. Dopo la cassa ordinaria "chiesta a luglio e poco utilizzata", i vertici, a sorpresa, hanno avviato la procedura per alleggerire il personale: gli addetti nello stabilimento brianzolo sono 145, dei quali 104 in reparto, ed è proprio sulle linee che si intende tagliare. Protesta e assemblee davanti a una decisione che "respingiamo su tutta la linea" si sono già tenute nei giorni scorsi, ma a fronte di un nulla di fatto, i metalmeccanici hanno deciso di spingere sull’acceleratore. «Scelte inaccettabili alla luce dei profitti degli ultimi anni, bilanci alla mano – dicono Gabriele Fiore della Fim-Cisl e Adriana Geppert della Fiomg-Cgil – nel 2022 grazie al superbonus edilizio 110% il risultato operativo ha superato i 25 milioni in Italia e adesso che il mercato ha una contrazione a rimetterci sono i lavoratori. La battuta d’arresto garantirà comunque 10 milioni di Ebitda. Non certo conti in rosso".

"Siamo di fronte a un’impresa che l’anno scorso ha lavorato a 18,19, 20 e 21 turni settimanali, a pieno ritmo, chiedendo grossi sacrifici al personale – aggiungono i sindacati –. I precari hanno già pagato un conto salato alla flessione di questi mesi, degli 18 somministrati sono rimasti solo in pochi. La situazione va affrontata con altri strumenti". Ammortizzatori, "l’unica soluzione per rispondere a un calo di domanda, da abbinare a un piano di riorganizzazione industriale che punti alla salvaguardia dell’occupazione". Fim e Fiom attaccano: "Non possiamo permetterci che ancora una volta grandi colossi stranieri facciano profitti grazie ai soldi pubblici e poi lascino i dipendenti e le loro famiglie in mezzo alla strada. Non lo permetteremo".

Le sigle si rivolgono alle istituzioni: "Chiederemo subito un’audizione in Commissione attività produttive in Regione. Non lasceremo niente di intentato pur di difendere gli operai. E poi ci rivolgeremo al Comune. Andremo fino in fondo". Domani, braccia incrociate per tutto il giorno e presidio ai cancelli di via Ciucani.