Falso prof, finto prete: lo Zelig brianzolo

Un ragazzo di Lissone a metà degli anni Sessanta riuscì a impersonare una serie di personaggi truffando le istituzioni civili e religiose

Leonardo Di Caprio in "Prova a prendermi"

Leonardo Di Caprio in "Prova a prendermi"

Lissone (Monza e Brianza), 2 dicembre 2018 - SI DICE che all’inizio del secolo scorso Leopoldo Fregoli, uno dei più grandi trasformisti nella storia dello spettacolo italiano, girasse con un bagaglio composto da 30 tonnellate di cappelli, parrucche e abiti di scena, che riusciva a cambiare a velocità impressionante mentre dava vita ai suoi innumerevoli personaggi nei teatri di mezzo mondo. Per Zelig, personaggio creato da Woody Allen, cambiare forma era diventato quasi una patologia. In Prova a prendermi di Spielberg un bravissimo Leonardo Di Caprio riesce a far credere di essere addirittura un pilota d’aereo e un medico, prima di trasformarsi alla fine della pellicola (davvero) in un super consulente dell’F.B.I. a caccia di falsari. Ma anche la Brianza si è imbattuta in qualcosa di simile oltre cinquant’anni fa. E quando scoprì sotto i panni di un professore di liceo si celava in realtà tale Luigi, ragazzo di 18 anni di Lissone, furono in parecchi a restare a bocca aperta. Perché quel ragazzo mingherlino e dall’aria seria e compita rimbalzato all’improvviso sulle cronache dei giornali di mezza Italia, l’aveva fatta davvero a tanti. Forse anche a più di quanti si fosse immaginato. Professore di scuola, sacerdote, ispettore delle ferrovie, addirittura ispettore di quotidiani. In parecchi finirono vittime delle sue trasformazioni, forse più di quanti accettarono di uscire allo scoperto per ammetterlo. Il caso venne definitivamente alla luce a metà degli anni Sessanta. E, come forse prevedibile, i primi ad accorgersene furono dei ragazzi, come in fondo era lui: gli studenti di una scuola superiore di Cernusco sul Naviglio, che si resero conto di come quel nuovo, giovane professore che si erano trovati in cattedra, non ne sapeva poi un granché più di loro della materia (lettere) che pretendeva di insegnare. Forse fu proprio qualche studente particolarmente “secchione” il primo a coglierlo in fallo, anche se mettere alla berlina un insegnante poco sapiente non è mai stato semplice per nessuno. Fatto sta che in quella scuola c’era per fortuna anche un preside che sin dall’inizio, quando lo aveva ingaggiato per una supplenza, aveva nutrito più di un dubbio sul conto di quel giovanissimo aspirante docente. Saputo che un posto in quella scuola era vacante, lo Zelig brianzolo si era infatti presentato con un impeccabile bagaglio fatto di vestiti a modo, parlantina sciolta e carte false. Alla scontata richiesta del preside di vedere i documenti che attestavano i suoi titoli di studio accademici, infatti, il giovane aveva presentato un corposo plico con tutte le scartoffie necessarie. Che, come si scoprì solo successivamente, era riuscito a carpire a un vero docente di Milano disponibile ad aiutare quel giovanissimo neolaureato (?) a caccia di una supplenza. Una volta scoperta l’elaborata truffa messa in piedi dal diciottenne di Lissone (non sappiamo dopo quanti giorni di lezione!), il truffatore smascherato venne denunciato per i reati di sostituzione di persona e falso in scrittura privata. E soprattutto il suo volto finì su tutti i giornali. Ed è proprio così che emersero almeno alcune delle sue passate trasformazioni e malefatte. Si scoprì infatti che non c’era stato paesino della Brianza che non si fosse trovato alle prese con lui e le sue straordinarie mistificazioni. Parrebbe (il condizionale è d’obbligo, visto che appunto in pochi ammisero di essere stati turlupinati da lui) che fosse riuscito a insegnare per qualche giorno anche all’istituto tecnico Mosè Bianchi di Monza; che si fosse fatto pagare un viaggio in Francia, a Strasburgo, con i soldi di un prete di Biassono a cui si era presentato in abito talare spacciandosi per un collega in crisi spirituale; e sembra che indossando appunto gli abiti del sacerdote fosse riuscito addirittura a celebrare messa in alcuni sperduti paesini in provincia di Sondrio. E a sostituirsi ai veri sacerdoti nel confessionale per ascoltare i peccati dei fedeli prima di venire di volta in volta messo alla porta dagli autentici titolari del ministero divino.

Dotato di viva intelligenza, lo ricordano i giornali dell’epoca, nelle vesti di sacerdote era riuscito addirittura a farsi inviare quale nunzio apostolico a incontrare un giovane della provincia di Piacenza che raccontava di aver avuto delle visioni mistiche. Chissà cosa si raccontarono una volta faccia a faccia...  Si dice che dopo la scoperta delle sue imprese, il destino a cui fu avviato il ragazzo sia stato quello di un soggiorno obbligato in una casa di cura. Non sappiamo come andò a finire. Anche se ci piace pensare che anche lì, in un ospedale psichiatrico, quel giovanotto dal “multiforme ingegno” sia riuscito a convincere i medici di essere loro i veri “pazzi”... e lui il dottore.