Virus in carcere, mascherine col contagocce

Quattro agenti e un infermiere positivi, solo tre dispositivi di protezione a testa la settimana, in via Sanquirico esplode il malcontento

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di Marco Galvani

Quattro agenti positivi, contagiato pure uno degli infermieri che, a turno, presidiano l’ingresso del carcere e rilevano la temperatura di chiunque debba mettere piede in istituto.

"Qui si continua a lavorare con la preoccupazione di non essere abbastanza protetti", il timore di Domenico Benemia della segreteria della Uil polizia penitenziaria. Se da una parte i detenuti sono al sicuro perché chiunque arrivi dall’esterno viene visitato e, in caso di positività, viene immediatamente isolato prima ancora di entrare nelle sezioni e poi trasferito al reparto Covid di San Vittore a Milano, pensano di non esserlo gli agenti di polizia penitenziaria.

"Senza nulla togliere alle disposizioni sicuramente già emanate in merito alla tutela della sicurezza e della salute di detenuti e agenti, non è possibile nascondere la nostra preoccupazione – continua il sindacalista - anche perché non c’è una normativa di riferimento a livello regionale. Ogni istituto fa da sé e questa crea molta confusione".

Sul fronte dei dispositivi di protezione, "ogni settimana – spiega – riceviamo tre mascherine chirurgiche a testa, quindi una dobbiamo farcela durare un paio di giorni quando, invece, dovrebbe essere cambiata almeno quotidianamente, ad ogni turno. Mentre in altri istituti lombardi i colleghi ne hanno in dotazione una al giorno, in altri ancora invece anche meno di tre a settimana. È assurdo che davanti a una seconda ondata di emergenza sanitaria ampiamente prevista non si sia prevista una dotazione adeguata".

Anche perché nonostante la gestione dei colloqui dei detenuti con i loro famigliari (un incontro per un’ora al mese e con un unico parente, mentre gli altri contatti avvengono a distanza con una videochiamata), i magistrati e gli avvocati venga mantenuta sotto rigidi protocolli, comunque "c’è un continuo viavai di persone che arrivano dall’esterno. Che ne sappiamo noi dei giri e dei contatti che tutte queste persone hanno avuto prima di arrivare in carcere?".

"Non ci sembra di chiedere tanto, vorremmo soltanto essere più protetti - auspicano dal sindacato -. Almeno, però, da martedì, grazie all’impegno del nostro direttore, gli agenti (circa 350, ndr) in servizio a Monza avranno la possibilità di sottoporsi su base volontaria al tampone. Una attenzione che contribuisce a portare almeno un po’ più di serenità e tranquillità tra tutto il personale".

Personale che "non si è mai tirato indietro". Nemmeno nell’assistenza dei poliziotti risultati positivi al Covid che vivono in caserma, da soli, lontano dalle proprie famiglie: "Sono in isolamento nella camera e i colleghi, a turno, garantiscono l’assistenza ovviamente non sanitaria - l’orgoglio del sindacalista - portando da mangiare e il cambio della biancheria".