Ucciso e murato nel pozzo. La difesa di Salvatore Tambè: "Il pentito è inattendibile"

E' accusato di aver bloccato Astrit Lamaj mentre lo uccidevano. Per il suo avvocato "la ricostruzione fatta da Carmelo Arlotta è illogica"

Il corpo di Astrit Lamaj era stato ritrovato nel pozzo di un residence di Senago

Il corpo di Astrit Lamaj era stato ritrovato nel pozzo di un residence di Senago

Muggiò - "La ricostruzione dell’assassinio fatta dal pentito di mafia è illogica e non è sufficiente per pronunciare una condanna". L’avvocato Giuseppe Gervasi del Foro di Locri chiede l’assoluzione per Salvatore Tambè, 47enne di Riesi (Caltanissetta), accusato di aver tenuto fermo mentre l’ammazzavano Astrit Lamaj, 42enne scomparso nel gennaio 2013 da Genova e rinvenuto nel gennaio 2019 murato nel pozzo artesiano di un residence a Senago.

Al processo davanti alla Corte di Assise di Monza il pm Rosario Ferracane ha chiesto l’ergastolo per Tambè. Le indagini sono partite dalle parole del collaboratore di giustizia Carmelo Arlotta, secondo cui l’albanese è stato attirato in un box di Muggiò con la scusa della compravendita di una partita di marijuana, stordito e strangolato con un filo di nylon. A commissionare il delitto ai compaesani siciliani, Carmela Sciacchitano, 64enne residente a Genova, per vendicarsi di essere stata lasciata dall’albanese. La donna ha patteggiato 16 anni, mentre in abbreviato a 24 anni e 14 anni sono stati condannati rispettivamente Angelo Arlotta (che in un secondo momento è diventato a sua volta un pentito, fornendo però una ricostruzione alternativa dell’omicidio) e il fratello Carmelo. Al processo in Assise sono stati condannati per soppressione di cadavere a 3 anni Francesco Serio, 45 anni di Muggiò, cugino degli Arlotta e Cosimo Mazzola, 54 anni di Cabiate, ma in appello il reato è stato dichiarato prescritto.

Dal canto suo , Tambè si protesta innocente sostenendo che la mattina dell’omicidio si trovava all’ufficio postale. Tambè è anche accusato di essersi occupato di far ‘sparire’ la Golf della vittima portandola nell’autodemolizioni a Desio di Ignazio Marrone, ritenuto esponente della ‘ndrangheta in Brianza e che per questa vicenda relativa alla vettura ha patteggiato la pena. "Angelo Arlotta è un mafioso in carriera – ha dichiarato l’avvocato Gervasi nella sua arringa – che fa a gara con il fratello. Carmelo Arlotta si è autoaccusato di essere un mafioso e le sue parole vengono valorizzate per avere fatto trovare il cadavere di Astrit Lamaj. Sapeva dov’era perché l’ha ammazzato lui. Il minimo per iniziare a collaborare con la giustizia, ma questo non vuol dire che la sua attendibilità sia assoluta e nella sua ricostruzione dell’omicidio ci sono cose che non tornano come chi ha portato la vittima a Muggiò e anche l’orario in cui l’albanese è stato ucciso". Il difensore ha puntato anche sul fatto che il 47enne è stato assolto dall’accusa di partecipazione mafiosa in un processo al Tribunale di Caltanissetta e la Procura non ha intenzione di presentare ricorso. Ora spetta ai giudici monzesi pronunciare la sentenza.