Tre trapianti, invalido e sulla sedia a rotelle: "Ma l’Inps vuole indietro 30mila euro"

Verano, l'incredibile vicenda di un 59enne. L’ente ha revocato l’accompagnamento

Paolo Moretti

Paolo Moretti

Verano (Monza e Brianza), 19 giugno 2019 -  Paolo Moretti ha 59 anni ed è invalido al 100%, dopo un doppio trapianto cuore e polmoni nell’agosto 2009 (il primo caso al mondo) quando fu trasferito dal San Gerardo di Monza (dove è stata applicata l’Ecmo - extra corporea membrane oxygenation) e quindi operato al San Matteo di Pavia. Non solo. Dopo anni di cure pesantissime, e 4 anni di dialisi, nel settembre del 2015 ha subito un trapiantato di rene. Oggi ha altre gravissime patologie e amputazioni che lo costringono su una sedia a rotelle.

Ma secondo l’Inps non ha più diritto all’accompagnamento. Non solo. Deve restituire circa 30mila euro all’Istituto di previdenza sociale, percepiti, secondo l’Ente impropriamente, in quanto l’indennità gli era stata revocata dal febbraio 2013. Nel 2012, infatti, l’Inps lo aveva convocato per una visita di controllo (biennale) ma l’uomo essendo in ospedale in quel periodo e non essendo venuto a conoscenza di quella convocazione, non aveva risposto all’appello. Da lì il diniego al diritto di accompagnamento, il cui verbale però il brianzolo non ha mai ricevuto. Moretti è in pensione dal 1994 (prima lavorava come falegname in una ditta artigiana di Lentate) poiché riconosciuto invalido con totale inabilità lavorativa al 100 per cento, dopo i trapianti di cuore, polmoni e rene in sindrome di Eisenmenger, diabete mellito metasteroideo. Non solo. Nel 2018 ha subito l’amputazione dell’alluce del piede destro, e poi nell’aprile di quest’anno, di mezzo piede sinistro.

Il problema di Moretti è esploso quando si è recato in ospedale e il medico gli ha comunicato che non aveva diritto all’acompagnamento.

«A quel punto mi sono recato allo sportello Inps di Seregno per chiedere spiegazioni - racconta - e solo negli ultimi giorni ho avuto tramite ricerche del mio avvocato Elisa Grosso, la notifica della raccomandata che mi revocava l’indennità di accompagnamento a far data dal febbraio 2013 con un guadagno indebito da restituire all’Inps di circa 30mila euro». Una vicenda paradossale , che l’avvocato Grosso di Seregno, dopo diverse lettere di diffida all’Inps aveva ottenuto un appuntamento al direttore generale di Monza. Ma le cose non erano cambiate. A quel punto è stato presentato un ricorso al tribunale di Monza. La prima udienza si è svolta settimana scorsa. Obiettivo: ripristinare il diritto al riconoscimento dell’indennità di accompagnamento oltre che per il periodo dopo il luglio 2016, anche da marzo 2013 a giugno 2016.

«Mio marito è un uomo buono e sempre sorridente - spiega la moglie Assunta Esposito – che non lo abbandona mai –. Anni di ospedali, visite mediche, paure , ma lui mi da sempre coraggio. A volte mi si spezza il cuore a pensare come la vita lo ha ridotto. Ma lui dice che c’è sempre un motivo per alzarsi ed essere felice. Nessuno ha idea di quanto spendiamo in medicine, mio marito prende una ventina di farmaci al giorno, e quando è in ospedale io vado ogni giorno a trovarlo a Pavia. Mio marito ho sempre seguito scrupolosamente quanto ci veniva richiesto dall’Inps, del resto le sue condizioni di salute sono qui da vedere. Io lo lavo, lo porto in bagno. Può solo mangiare da solo. Ci auguriamo che oltre a tanta sfortuna, di trovare anche po’ di giustizia».