Scoppia la guerra tra ex sul campo scout del figlio

Per il tribunale è spesa extra e per dividersi i costi serve l’accordo di entrambi i genitori

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Papà e mamma separati in disaccordo sul campeggio scout per il figlio. Per il Tribunale di Monza si tratta di spese extrascolastiche quindi ci deve essere l’ok anche del genitore “insofferente“ altrimenti niente costi divisi equamente a metà, oppure la decisione va rimessa al giudice. Quando una coppia si lascia, spesso ogni scusa è buona per litigare. Anche quando c’è di mezzo l’interesse del bambino e decisioni che comportano una spesa, anche se minima, come ad esempio il campo scout. Il diverbio è finito davanti al giudice civile monzese, secondo cui i costi relativi al campeggio rientrano tra le spese extrascolastiche che richiedono il preventivo accordo tra i genitori. Quindi, un genitore che corrisponda la quota per la gita del figlio senza aver prima ottenuto l’accettazione dell’altro non può chiedere a quest’ultimo il rimborso della relativa quota. Ed anche quando abbia ottenuto l’assenso, deve sempre documentare analiticamente quanto ha speso. Se proprio i genitori non si riescono a mettere d’accordo, l’alternativa è presentare un ricorso in tribunale affinché sia il giudice a prendere la decisione più conforme all’interesse del minorenne, per accertare se nel caso concreto lo scautismo possa essere ritenuto un metodo educativo che contribuisca alla crescita ed allo sviluppo della sua personalità.

Se il giudice autorizzerà il minore a partecipare alla gita dei giovani esploratori, il genitore che si è opposto dovrà comunque corrispondere la relativa quota di propria pertinenza per il costo del campo scout, oltre ovviamente alle spese legali all’altro coniuge per il giudizio relativo all’autorizzazione negata che si è concluso con una sconfitta.

Stefania Totaro