Quelle 180 capsule “proibite” ordinate in una farmacia

Così una segnalazione lanciata dalla Comunale numero 5 ha fatto partire le indagini che hanno svelato l’associazione a delinquere egiziana che lucrava su oppiacei e antidolorifici

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di Dario Crippa

Tutto nasce da una farmacia di Monza. Quella Comunale numero 5, in via Borgazzi 155. Si presenta un cliente straniero. Ha un ordine particolare da fare: vuole pillole contenenti ossicodone. Non è un farmaco normale, però. Considerato una sostanza stupefacente, è un antidolorifico che produce effetti euforici da ubriacatura da alcol. Istantanea. Con il rischio di provocare l’inebetimento perenne, dato che due volte più forte della morfina e una in più dell’eroina. In America si è diffuso con effetti preoccupanti. Anche il “Dr House”, medico protagonista di un celeberrimo telefilm, abusa di un suo sottoprodotto.

Il cliente che si presenta al banco della farmacia di Monza è un egiziano e ha un comportamento strano. In più, soprattutto, di ossicodone vuole un quantitativo spropositato: 9 confezioni, contenenti 180 capsule. Il farmacista temporeggia. E non gli vende nulla. La ricetta sembra rubata, fra l’altro, come risulterà successivamente. E chiama immediatamente i carabinieri. A segnalare il caso.

L’inchiesta parte da lì. Nel 2019 e, risalendo a ritroso dal 2016, i carabinieri della Compagnia di Monza riescono a ricostruire un traffico impressionante.

Ricette false, medici corrotti, almeno 28mila confezioni di oppiacei indebitamente acquisite. Prescrizioni a carico del Sistema Sanitario Nazionale per acquistare farmaci e spacciarli, per un introito di circa 2 milioni e mezzo di euro.

dell’alba di ieri, nei comuni di Trivolzio (Pavia), Pero (Milano), Cornaredo (Milano), Corsico (Milano), Rho (Milano) e Milano, i militari della Compagnia di Monza, coadiuvati in fase esecutiva da personale del Comando provinciale di Monza e della Brianza, di Milano e Pavia, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misura cautelare in carcere emessa dal Gip presso il Tribunale di Monza, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 12 individui: un medico di nazionalità italiana, il milanese Diego Fuccilo, già sottoposto agli arresti domiciliari visto che un anno fa era già incappato nell’inchiesta che sarebbe giunta a pieno compimento soltanto ora, e 11 individui egiziani (di cui 4 irreperibili), età compresa fra i 35 e i 50 anni, tutti regolari e residenti nel Milanese, indagati a vario titolo per spaccio di sostanze stupefacenti, prescrizioni abusive, associazione per delinquere, truffa ai danni dello Stato o della Pubblica Amministrazione, falsità ideologica in certificati commessa da persona esercente servizio di pubblica necessità, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, esercizio abusivo di una professione, commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti.

L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Marco Giovanni Santini ed eseguita dai militari del NOR della Compagnia di Monza nel biennio 2019-2021, prende spunto appunto dal fermo nei confronti di un cittadino egiziano, dai successivi approfondimenti risultava come su 6.959 ricette di ossicodone rilasciate in Lombardia, circa il 30% erano state rilasciate in favore di individui di origine egiziana, e che 940 fossero state emesse da un singolo medico di Milano. Le intercettazioni telefoniche e ambientali supportate da servizi di osservazione e pedinamenti), corroborate inoltre dall’arresto in flagranza di reato nei confronti di uno dei sodali sorpreso in possesso di 12.000 pastiglie di oppiacei e più di 40.000 euro in contanti, hanno confermato il quadro indiziario iniziale, ovvero l’esistenza di una struttura associativa a carattere stabile e continuativa, organizzata su una rigida ripartizione dei ruoli, composta quasi interamente da egiziani ed attiva su tutto il territorio lombardo.

Il modus operandi era sempre distinto in tre fasi: dapprima l’acquisizione presso studi medici compiacenti di ricette rilasciate indebitamente, attestanti malattie a carico di soggetti non bisognosi, spesso ignari, ai quali venivano prescritti farmaci a base oppiacei, generalmente utilizzati per la cosiddetta terapia del dolore, muniti di codice di esenzione e quindi rimborsati interamente dal Sistema Sanitario. Poi le ricette venivano utilizzate nelle farmacie per reperire le confezioni, che venivano infine immesse nel mercato parallelo dello spaccio di stupefacenti.