Scandalo protesi, c'è chi spera di patteggiare

Udienza rinviata al 28 aprile 2020

Ospedale

Ospedale

Monza, 30 novembre 2019 - Emerge l’ipotesi di qualche richiesta di patteggiamento per la presunta corruzione sulle protesi ortopediche. Ieri all’udienza preliminare davanti alla giudice del Tribunale di Monza Patrizia Gallucci che vede 14 richieste di rinvio a giudizio, la difesa ha chiesto ed ottenuto un rinvio in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale su un’eccezione di illegittimità presentata in merito all’impossibilità di chiedere di patteggiare per i reati di corruzione contenuta nella nuova normativa che ha aggravato le pene per i reati contro la pubblica amministrazione.

Una richiesta che svela quindi l’ipotesi che qualcuno degli imputati stia pensando di chiedere di concordare la pena con la pubblica accusa.

La giudice ha accolto l’istanza della difesa, rinviando l’udienza preliminare al 28 aprile. A firmare le richieste di rinvio a giudizio è stata la procuratrice aggiunta monzese Manuela Massenz, titolare delle indagini della Guardia di Finanza che avevano portato agli arresti dei chirurghi ortopedici Claudio Manzini, il luminare in servizio agli Istituti clinici Zucchi e di Fabio Bestetti e Marco Valadè, in servizio al Policlinico di Monza, nonchè a quello del responsabile commerciale in Italia dell’azienda francese delle protesi ‘Ceraver’, Denis Panico e del venditore per la Lombardia Marco Camnasio.

AI loro nomi si sono poi aggiunti quelli dei francesi Remì Charles Joseph Shimel, Philippe Cuisset e Daniel Balanqueaert di Ceraver e quelli di 6 medici di base.

Le accuse sono a vario titolo quelle di associazione per delinquere e corruzione. Denis Panico e Marco Camnasio, con il placet dei tre dirigenti francesi, vengono indicati quali promotori e organizzatori dell’associazione, in veste di reclutatori di medici disposti scegliere le loro protesi, offrendo come corrispettivo denaro e altre utilità. I medici di base sono accusati di aver percepito un compenso fisso mensile o una percentuale sulle visite effettuate, a fronte del reclutamento di pazienti da indirizzare ai chirurghi o per avere offerto i loro studi medici ai chirurghi per le visite private.

I chirurghi Fabio Bestetti e Marco Valadè, secondo l’accusa, si sarebbero attivati per utilizzare le protesi Ceraver e per contribuire alla ricerca di medici di base disponibili a reclutare pazienti, agendo con «atti contrari ai doveri di ufficio». Bestetti è anche accusato di essersi attivato presso la clinica convenzionata GB Mangioni Hospital di Lecco, dove si era spostato lasciando il Policlinico, anche per promuovere l’utilizzo di protesi ‘Samò’, a loro volta vendute da Camnasio e Panico. Valadè avrebbe anche sponsorizzato un integratore prodotto da Camnasio.

Meno pesante di quella dei colleghi la posizione di Claudio Manzini, che è a sua volta accusato di aver preso parte alla corruzione ma nella fattispecie meno grave di «corruzione nell’esercizio di una funzione» relativamente all’uso delle protesi (che sarebbero state utilizzate soltanto se di reale utilità per il tipo di disturbo ortopedico sofferto dai pazienti), mentre di aver agito per «atti contrari ai doveri d’ufficio» nel prestarsi per le visite negli ambulatori dei medici di base o di per avervi inviato medici del suo staff, allo scopo di reclutare pazienti per ulteriori cure e per eventualmente sottoporli ad intervento chirurgico.