Piccole e medie imprese, 8 su 10 temono il futuro

L'incertezza e la paura sono i sentimenti che pervadono le PMI brianzole nel guardare al 2024. Emerge un quadro di instabilità geopolitica, recessione, volatilità dei prezzi e crisi. La sfida è quella di creare condizioni più favorevoli per fare impresa.

Piccole e medie imprese, 8 su 10 temono il futuro

Piccole e medie imprese, 8 su 10 temono il futuro

Incertezza e paura. Così la piccola e media impresa brianzola guarda al 2024. È quanto emerge da un sondaggio realizzato dall’Ufficio Studi di API, l’associazione delle Piccole e Medie Industrie aderente a Confartigianato Imprese, sulle realtà associate del territorio.

Un tessuto composto di 400 piccole e medie, attive nei settori manifatturiero e di servizio alla produzione. Si tratta principalmente di aziende meccaniche (44%), a seguire chimiche, imprese del terziario, del digitale e del legno e arredo.

"Lasciamo il 2023 con uno sguardo all’incertezza – è il quadro che emerge –. L’instabilità geopolitica, i tassi che frenano l’accesso al credito (quindi gli investimenti), la recessione di alcune economie, la volatilità dei prezzi e gli anni di crisi, sono zavorre che pesano sulle spalle di piccoli e medi imprenditori".

Alla domanda "Come ha chiuso il 2023?", il 46% ha risposto in positivo, il 29% in negativo, il 25% ha preferito non rispondere. Alla domanda "2024, i prossimi mesi saranno caratterizzati da…?" emerge per il 55% incertezza, contrazione per il 26%, mentre solo per il 19% crescita.

Perché? Il 47% è timoroso rispetto alla debolezza economica di alcuni paesi - dalla recessione tedesca, al rallentamento della Francia, a quello USA - il 23% sta affrontando le transizioni energetica, digitale e sostenibile (quindi con investimenti importanti), il 14% non trova personale qualificato e, quindi, deve rinunciare ad alcune commesse con conseguente perdita di fatturato, mentre il 7% sta valutando la vendita dell’azienda. Ha risposto non so il 9% degli intervistati. "L’export extra UE regge soprattutto per la meccanica di precisione, il lusso e i prodotti di alta qualità made in Italy – spiega Paolo Galassi, presidente API –. Se l’Italia è ancora una potenza produttiva a livello europeo e mondiale, lo dobbiamo alle MPMI e alla nostra capacità di imprenditori di credere nel fare impresa. Anche stavolta, quindi, non ci fermeremo e faremo la nostra parte per far crescere il PIL e stabilizzare l’occupazione. Vanno create condizioni più favorevoli per fare impresa". Di qui l’appello: "Chiediamo uno sforzo a Regione Lombardia sulle iniziative di sostegno e stimolo agli investimenti e uno sulla Manovra al Governo nazionale, cioè di accelerare sui decreti attuativi per sostenere l’industria; ma anche di osare con le riforme e usare i fondi del PNRR che ancora abbiamo a disposizione con azioni di reale utilità, che ne moltiplichino il valore. È dalla concretezza del lavoro quotidiano delle imprese e dei loro lavoratori che si generano benefici per i cittadini e un futuro per i giovani. Senza pragmatismo il Paese si ferma".

Monica Guzzi