Seregno, paziente morta dopo intervento estetico: il medico torna al lavoro

Anestesia fatale durante il ritocchino. Riapre l’ambulatorio, il dottore: "Sono pronto"

Maria Teresa Avallone morta a 38 anni

Maria Teresa Avallone morta a 38 anni

Seregno (Monza), 8 maggio 2019 - Tolti i sigilli al centro di chirurgia estetica a due mesi dalla tragedia costata la vita a Maria Teresa Avallone. Ieri mattina i carabinieri del Nas di Milano, su autorizzazione del pm della Procura di Monza Sara Mantovani, si sono presentati in via Stoppani a Seregno e hanno proceduto al dissequestro dell’ambulatorio di Maurizio Cananzi, noto e stimato chirurgo estetico, indagato per la morte della trentanovenne originaria di Salerno ma da anni residente a Desio, avvenuta l’8 marzo dopo tre giorni di agonia nel reparto di Neurorianimazione dell’ospedale San Gerardo. Ora, dopo due mesi in cui il chirurgo non ha lavorato né collaborato con altri colleghi, lo studio può riaprire. E su richiesta dei suoi stessi pazienti, il dottor Cananzi è pronto a riprendere l’attività. Nell’attesa degli esiti dell’autopsia e della relazione del medico legale incaricato dalla Procura, Luca Tajana, professore del dipartimento di medicina legale dell’università di Pavia.

I sessanta giorni concessi dalla Procura scadranno la prossima settimana, ma considerata la complessità degli esami richiesti non è escluso che il consulente possa chiedere una proroga per concludere i propri accertamenti. Dalle analisi approfondite si cercano le cause del decesso di Maria Teresa. Impiegata all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, il 5 marzo scorso si era recata nello studio di via Stoppani per un trattamento in day hospital di rialzo dei glutei con fili sottocutanei. Lì, nel primo pomeriggio, al momento della somministrazione dell’anestetico è avvenuto l’arresto cardiaco. Immediatamente il chirurgo, che in quel momento si trovava da solo con la paziente all’interno dell’ambulatorio, ha iniziato il massaggio cardiaco e ha chiesto l’intervento dei sanitari del 118. Alle 16.09, l’arrivo dell’ambulanza e alle 16.46 il ricovero in Neurorianimazione al San Gerardo. Ma i 30 minuti trascorsi prima che il cuore tornasse a battere avevano provocato un esteso edema cerebrale e la comparsa di lesioni ischemiche diffuse. Le terapie neuroprotettive in terapia intensiva neurochirurgica non sono state sufficienti a frenare l’evoluzione del danno cerebrale. Così, alle 10.35 di venerdì 8 marzo, Maria Teresa è morta senza mai essersi ripresa.

Eeseguita il 19 marzo scorso al San Gerardo anche alla presenza di Arnaldo Migliorini del San Raffaele di Milano – perito nominato dal difensore del medico, l’avvocato Gianmaria Palminteri – e di Antonio Avallone, fratello della vittima e avvocato che si occupa di tutelare la famiglia, l’autopsia sul corpo di Maria Teresa.

L’esame non aveva evidenziato elementi particolari per identificare senza ombra di dubbio il tipo di legame causale che si cercava fra l’anestesia praticata dal chirurgo estetico e le conseguenze subite dalla donna. Troppo complesso dare un parere definitivo. Da qui, la necessità di ulteriori e più approfonditi accertamenti per capire cosa sia davvero accaduto a Maria Teresa, mentre la Procura prosegue le indagini anche sul fronte della verifica del rispetto dei protocolli previsti in questo tipo di operazioni. Nel frattempo, i rilievi nell’ambulatorio sono stati conclusi: via, dunque, i sigilli e medico di nuovo in studio, in attesa dell’arrivo di altri pazienti.