Bambino leucemico ucciso dal morbillo: "Infame gettare la croce sui genitori"

Il primario che lo curava: abbiamo lottato tre mesi per salvarlo

Il San Gerardo di Monza

Il San Gerardo di Monza

Monza, 24 giugno 2017 - "Nessuna responsabilità". Il professor Andrea Biondi, direttore della clinica pediatrica annessa al San Gerardo, responsabile del centro di ematologia pediatrica, respinge ogni sospetto nei confronti della famiglia, all’indomani della morte di un bambino di sei anni, già affetto da leucemia linfoblastica acuta, a cui si sono aggiunte complicanze polmonari e cerebrali da morbillo che ieri sono state fatali.

Professore, il piccolo può avere contratto il morbillo dai fratelli?

"Nessuna responsabilità dei fratelli perché questi hanno contratto il morbillo dieci giorni dopo di lui. In questo momento caricare i genitori della responsabilità della morte del proprio bambino per non avere vaccinato gli altri figli è un’infamia".

Quale può essere il messaggio da trasmettere in questo drammatico momento?

"È necessario un richiamo alla responsabilità sociale sulle scelte individuali: scegliere di non vaccinare i propri figli significa potenzialmente mettere in pericolo i soggetti più fragili rispetto alle complicanze delle malattie infettive. La copertura vaccinale oltre il 95% dei bambini è l’unica strada per tutelare soggetti immunodepressi o trapiantati e che per queste ragioni non possono vaccinarsi. In questo periodo la copertura è scesa sotto il 90 per cento e si è verificata un’epidemia di morbillo. A farne le spese sono le categorie più delicati".

Si può stabilire con esattezza come e dove il piccolo abbia contratto la malattia infettiva?

"No, scientificamente non è possibile: dopo le cure intensive i bambini fanno vita normale, vanno a scuola e incontrano amici e nei mesi scorsi si è verificata una vera e propria epidemia di morbillo, malattia altamente contagiosa: nei primi 4 mesi del 2017 abbiamo avuto una casistica pari a quella di un anno intero. Per questo è necessaria la coperturà di comunità. Vaccinare i propri figli è una responsabilità sociale per proteggere le persone più a rischio".

È vero che la famiglia aveva scelto di non vaccinare i propri bambini?

"Questo è vero, ma è ininfluente sulla tragedia che li ha investiti, visto che gli altri si sono ammalati dopo il fratellino malato: il bambino può aver contratto il morbillo ovunque, da chiunque. Esiste una corrente di pensiero contro i vaccini che ha fatto scendere la soglia di copertura sotto il 90 per cento, mettendo a rischio i più deboli che possono essere protetti solo dalla solidarietà sociale".

Per la sola leucemia quante probabilità aveva il piccolo di guarire?

"Attualmente la leucemia linfoblastica ha una possibilità di guarigione di circa l’85 per cento".

Quando avete preso in cura il bambino, avete spiegato alla famiglia che è raccomandabile vaccinare i congiunti? Questa è la regola?

"Sì, lo abbiamo fatto, come sempre. Ma bisogna tenere conto che la diagnosi di leucemia ha un effetto devastante sulle famiglie: ne sconvolge completamente le dinamiche. Si hanno occhi soltanto per il bambino malato. La prevenzione, quella che consente di raggiungere un grado di immunità di gregge di sicurezza, deve essere di lungo periodo".